Sempre più pesante la situazione dei giovani al Sud. Da giugno 2008 a giugno 2010 dei 361mila posti di lavoro persi nel Mezzogiorno, su un totale nazionale di 574mila, ben 344mila hanno coinvolto giovani under 34. Due le ricette per far fronte all’emergenza: sostenere lo sviluppo dell’innovazione tecnologica nelle aziende e riformare il welfare con ammortizzatori sociali “su misura” dei singoli, indipendentemente dal settore, dalla dimensione e dalla tipologia delle imprese. È quanto emerge dal paper SVIMEZ “Le nuove generazioni: “frontiera” tra opportunità e declino” di Giuseppe Provenzano pubblicato su We Think, la nuova piattaforma composta da ItaliaCamp, Democratica, Farefuturo, Italiafutura, Italianieuropei, Magna Carta, Svimez, Symbola, Civita, Eccom, FederCulture, Fitzcarraldo e Fondazione Rosselli presentata oggi a Roma.
Emergenza giovani – I numeri sono impressionanti: oltre il 95% dei posti di lavoro persi al Sud da giugno 2008 a giugno 2010 ha coinvolto giovani under 34: 344mila su un totale meridionale di 361mila. Disoccupazione a due cifre e oltre il doppio della media nazionale anche per il 2010: i dati SVIMEZ fotografano una situazione in cui il 25% della popolazione under 34 è senza lavoro, contro una media nazionale dell’11,4%. Anche altri indicatori non lasciano spazio all’ottimismo: rispetto al 2009, nel 2010 il tasso di occupazione è ancora sceso, passando nella fascia 15-34 anni, quella che comprende anche giovani di elevata formazione, dal 33,3% al 31,7%, 25 punti in meno del Centro-Nord. In sintesi, quindi, nel Mezzogiorno lavora meno di un giovane su tre. Tragica, poi, la situazione delle giovani donne, con un tasso di occupazione fermo nel 2010 al 23,3%, che “sale” al 34% nella fascia 25-34 anni, ma che non regge minimamente il confronto con il Centro-Nord (67,9%). Nella fascia di età 15-34 anni il tasso di inattività, che rappresenta cioè coloro che non cercano lavoro né lavorano, nel 2010 ha raggiunto il 57,7%, quasi 20 punti percentuali in più rispetto al Centro-Nord.
Una generazione, insomma, quella dei giovani meridionali, che rischia di essere perduta: secondo la SVIMEZ sono stati 1.162.000 i giovani fra i 25 e i 34 anni inattivi nel 2010, “un esercito di giovani donne e uomini che partecipa ad un mondo “grigio”, tra la marginalità sociale, l’attività irregolare nell’economia sommersa e la ricerca estemporanea di lavori saltuari, attraverso canali informali se non di carattere clientelare”. Le proposte: R&S alle imprese e nuovo welfare – Due i campi d’azione per affrontare il problema giovani, si legge nel paper. Da un lato occorre sostenere le imprese con politiche specifiche dell’innovazione, puntando sulla green economy, new economy, e un rapporto di collaborazione più stretto tra Università, centri di ricerca, aziende e mondo del lavoro, per evitare lo spreco di capitale umano.
Dall’altro, riformare il welfare. In base al paper SVIMEZ circa il 50% della forza lavoro al Sud è priva di ogni tutela sociale, per effetto di un sistema di ammortizzatori “che tutela solamente chi ha già avuto un’occupazione a carattere subordinato, solitamente per un periodo non marginale di tempo, escludendo i dipendenti con storie lavorative frammentate e di breve durata”.
Anche perché la maggior parte delle risorse va al Nord. La spesa del welfare pro capite è di 7.200 euro al Centro-Nord e di 5.700 al Sud, con una differenza di 1.500 euro: uno Stato del benessere solo per anziani e settentrionali, quindi.
Di qui l’esigenza di “una riforma in grado di potenziare l’offerta di aiuti economici e di servizi diretti ai lavoratori espulsi dal ciclo produttivo, tramite ammortizzatori sociali rivolti ai singoli individui indipendentemente dal settore, dalla dimensione e dalla tipologia di imprese”.