Si è ucciso Adolfo Parmaliana, un vero intellettuale antimafia

Ho avuto il privilegio di conoscere il professore Adolfo Parmaliana, il docente di chimica industriale ma anche il grande militante politico che si è tolto la vita stasera, qualche anno fa a Messina. Lavoravo e Centonove, glorioso settimanale messinese, e lì è arivato Parmaliana: portava con sé storie credibilissime di malaffare nel suo paese, Terme Vigliatore, e mi ha immediatamente accompagnato sull’ipervia strada dell’pocrisia politica, spiegandomi con quale faccia tosta certi personaggi si autoassolvevano collocandosi a politicamente sinistra ma continuavano a frequentare e favorire i boss mafiosi locali. Lui, più di tutti, mi ha fatto capire certi trucchi per giustificare le nefandezze amministrative che certi amministratori sono capaci di fare pur di favorire gli amici degli amici. Che avesse ragione è stato poi dimostrato con lo scioglimento per mafia del Comune di Terme Vigliatore (Messina) che avesse straragione lo ha più volte dimostrato con le sue numerose denunce.
Si rischia di apparire spaccapalle a furia di raccontare che in Sicilia la mafia esiste e spesso esiste di più laddove i media abituati a ragionare per luoghi comuni non la vanno a cercare. Il professore Parmaliana ha corso questo rischio ed è andato fino in fondo con la presunzione di chi sapeva di avere ragione. Terme Vigliatore e in generale la piana di Milazzo sono luoghi in cui la mafia c’è e c’è stata. Parmaliana lo sapegva perché osservava con l’acume di un luminare l’evoluzione del territorio e degli uomini con esso: le speculazioni lungo un torrente sono state per anni uno dei suoi crucci, certa mafia ammantata di perbenismo un altro dei motivi per continuare a impegnarsi. Prima comunista e poi Pidiessino e infine diessino Parmaliana non ha trovato all’interno del suo partito l’ascolto che meritava. Mi aveva invitato qualche mese fa a vedere quello che stava facendo a Montalbano nell’ambito dell’energia rinnovabile. Sapeva scrivermi delle mail di grande spirito e ironia. Forse c’era anche della malinconia che io non ho compreso. Addio professore e scusami.
Nino Amadore