La rivolta dei braccianti stranieri a Rosarno e gli attentati e le minacce ai magistrati reggini sono stati tra i principali fatti del 2010 sui quali c’è stata una intensa attività dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria. Gli esiti dell’attività operativa svolta dai Carabinieri nel reggino sono stati illustrati dal Comandante provinciale, colonnello Pasquale Angelosanto. «Quando parliamo di sicurezza – ha detto Angelosanto – facciamo riferimento ad un concetto complesso che sottende una varietà di espressioni: dal furto in abitazione, alla rapina, dalla pedofilia e lo stupro all’omicidio, fino alla criminalità mafiosa che gestisce i grandi traffici transnazionali e che reinveste e ricicla enormi quantità di denaro alterando le regole del libero mercato».
Nel 2010 il numero complessivo dei reati commessi nella provincia di Reggio Calabria ha fatto registrare una significativa diminuzione, circa il 12% in meno. In particolare sono in calo le rapine (-15%) ed i furti (-16%). «La criminalità diffusa – ha aggiunto il col.Angelosanto – e la criminalità predatoria di questa provincia, seppur costituiscano apparentemente una minaccia di minore entità rispetto a quella organizzata, hanno in loro stesse la caratteristica dell’aggressività che le contraddistinguono e le connotano come le espressioni criminali più temute dalla collettività». Sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata il Comando provinciale dei carabinieri ha attuato il ‘Modello Reggiò che prevede una serie di attività per il controllo del territorio. Significative sono state anche le numerose operazioni contro le cosche della ‘ndrangheta. Sicuramente tra l’operazione più significa è quella chiamata ‘Criminè che ha portato all’arresto di centinaia di esponenti delle cosche tra Reggio e Milano. Complessivamente i carabinieri hanno arrestato nel 2010 oltre 1.100 persone. Sono stati sequestrati, inoltre, un quintale e mezzo di droga, con un incremento del 1.000% rispetto al 2009.