di Nino Amadore
È stato nominato coordinatore dei reggenti dell’associazione di Confindustria Reggio Calabria per rimettere a posto una situazione molto conflittuale, confusa e gestita male. E così Pippo Callipo che di Confindustria in Calabria è stato presidente regionale ed è stato protagonista sei anni fa di una stagione di ribellione alla ‘ndrangheta: «L’unica strada possibile – dice – è quella di denunciare il racket e qualsiasi tipo di pressione. Tempo fa si è presentato in azienda un soggetto che voleva per forza venderci l’olio. E mi ha detto: sono disoccupato, sono appena uscito dal carcere per una condanna da 416bis, ecc. ecc. Abbiamo risposto con garbo ma con fermezza che non avevamo bisogno e lo abbiamo mandato via. Ecco, questo è l’atteggiamento giusto. Magari quell’uomo aveva tutte le buone intenzioni ma noi i nostri fornitori li selezioniamo e li verifichiamo. Non prendiamo l’olio dagli sconosciuti».
Callipo cumula al suo impegno politico(ha creato l’associazione Io resto in Calabria ed è stato candidato alla presidenza della regione nel corso delle elezioni 2010) un ritrovato impegno da dirigente confindustriale: al mondo delle imprese per la verità è sempre rimasto legato. Con un rinnovato impegno: far partire da Reggio Calabria una rinascita dell’intera regione, riportare gli imprenditori al centro, far sì che possano dimostrare di essere classe dirigente capace di scalzare la malapolitica, lottare insieme contro la criminalità organizzata.
Allora, presidente, nei giorni scorsi lei ha incontrato il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone?
Sì, sono andato a trovarlo perché ritengo che il rapporto con la procura deve essere molto stretto e del resto queste sono le indicazioni che arrivano da Roma, da Confindustria nazionale. Pignatone dal canto suo ci segue con attenzione. A lui ho detto una cosa molto chiara: è il momento di incazzarsi. Bisogna cambiare le cose: ora o mai più.
Perché ora o mai più?
Perché in questo momento si è venuta a creare una congiuntura favorevole con la presenza di magistrati validi e coraggiosi e grazie al loro sacrificio personale viene fatta un po’ di pulizia.
Gli imprenditori calabresi devono fare la loro parte.
Certo, bisogna essere uniti e coesi contro la ‘ndrangheta e contro tutte le mafie? Bisogna denunciare il ricatto criminale.
A quale altra mafia si riferisce?
A quella della penna ovviamente e a quella politica. A quella mafia che ha ridotto nelle condizioni che vediamo questa splendida regione. Una mafia che riesce a intimidire tutti.
In che senso?
Gli imprenditori calabresi devono dimostrare di poter essere classe dirigente, di essere nelle condizioni di poter fare a meno della politica, devono prendere posizioni chiare e nette. Solo così possono avere credibilità. Lo devono fare gli imprenditori così come lo devono fare i professionisti. E invece…
Invece?
Invece non è così. Spesso gli imprenditori dicono in privato di non poterne più di questa politica e quando gli si chiede di prendere una posizione pubblica prevale la paura.
La paura?
Sì, la paura. Perché non vogliono inimicarsi questo o quel politico, questo o quel funzionario della pubblica amministrazione. Hanno paura delle ritorsioni, di non poter avere più nulla dai politici. I quali continuano a fare quello che vogliono. Si prenda questa storia dell’abolizione delle incompatibilità: è uno scandalo, una norma fatta a misura di alcuni che si vogliono candidare a sindaco e vogliono mantenere il posto di consigliere regionale. Non è pensabile, che una classe dirigente, incapace di risolvere almeno uno degli annosi problemi della nostra terra, si arroghi il diritto di poter gestire praticamente tutto, senza rinunciare a nulla. Io credo che gli imprenditori debbano farsi avanti, devono uscire dall’ombra, devono partecipare, farsi parte attiva.
Torniamo alla situazione di Reggio Calabria.
Ho già detto che mi auguro che da Reggio parta un’onda lunga che investa tutto il territorio calabrese. Dobbiamo provocare uno scossone. Io l’ho detto più volte.
A chi?
Ho scritto una lettera agli associati di Reggio con la quale li invito a prendere posizione contro chi non fa una politica di sviluppo, contro chi vuole condannare la Calabria in una situazione di bisogno. Gli imprenditori devono dimostrare di essere capaci e anche, se è il caso, di poter sostituire la politica. Altro che.
A distanza di quasi due mesi dalla sua nomina a presidente del comitato dei reggenti qual è oggi la situazione nell’associazione degli industriali reggini.
Stiamo riorganizzando il comitato esecutivo di reggenza che io sono stato chiamato a coordinare e l’ufficio. Stiamo riorganizzando le sezioni merceologiche che raggruppano le varie categorie e stiamo riprendendo tutti i rapporti con il sociale riprendendo a partecipare alle riunioni dove prima erano delegati gli impiegati.
Come è avvenuto per il porto di Gioia Tauro.
Esatto. Il primo tavolo per l’incontro tra la Mct e i sindacati è stato convocato nella sede di Confindustria e questo significa riprendere la centralità e la rappresentanza delle aziende. Poi per quanto riguarda il porto dobbiamo dire che da anni si trascinano i problemi che sia la destra che la sinistra al governo non hanno saputo risolvere.
Lei continua a essere molto critico con molti suoi colleghi.
Io credo che chi viene eletto al vertice di un’associazione imprenditoriale debba impegnarsi al massimo per la tutela degli associati. Anche questo serve a diventare classe dirigente.