«Il successo del risultato strategico dell’operazione Crimine iniziata il 13 luglio a Reggio Calabria e che ha coinvolto il nord, Milano e Torino, è stato quello di comprendere il fenomeno di parentela e di internazionalizzazione». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, ai microfoni di Radio24 intervistato da Daniele Biacchessi.
«Dai piccoli paesi della Calabria – ha aggiunto – c’è sempre stato il fenomeno di immigrazione di persone perbene alla ricerca di fortuna. Fra questi c’è anche qualche elemento di affiliazione alle cosche che una volta arrivato sul posto forma altre cosche che rimangono legate a quelle di Reggio Calabria. Abbiamo messo una pietra nello scoprire che ci sono dei vincoli fortissimi fra le cosche: il vincolo di sangue e di parentela. E
non come si credeva prima che le si considerava molto autonome. Questo filo che conduce i boss ad installarsi in zone tra le più varie dell’Europa e del mondo è una caratteristica delle cosche e della ‘ndrangheta e si parla di internazionalizzazione. Questo è il fenomeno della globalizzazione che rende la ‘ndrangheta presente a Reggio Calabria, a Milano, a Torino e all’estero e la premessa per gli investigatori e gli inquirenti è quella di riconoscere questo fenomeno: il vincolo di sangue. Da quest’analisi c’è la necessità di contrastarle e di combatterle sia in Calabria, dove c’è il cervello, sia all’estero». Secondo Pignatone, «ci vuole aggressione al patrimonio e interrompere la loro collusione con la società civile che fanno dell’ndrangheta come di Cosa Nostra delle organizzazioni mafiose. Un altro fenomeno recente è quello che accanto alla forza militare, c’è la coscienza civile, ovviamente fondamentale per sradicare le collusioni economiche che queste organizzazioni hanno con la società. Da qualche tempo in Calabria ci sono delle manifestazione di solidarietà da parte della società civile che solo qualche anno fa erano inimmaginabili. Stato e coscienza civile sono fondamentali per la lotta contro le cosche e la criminalità».«C’è una situazione di tensione e fibrillazione in tutta la realtà reggina – ha concluso il procuratore di Reggio Calabria – che ha come origine, da un lato, l’azione molto efficace dello Stato che negli ultimi tempi ha portato ad arresti e sequestri patrimoniali e, dall’altro, il risveglio della coscienza civile. I fenomeni come la mafia e la ‘ndrangheta non si sconfiggono solo con la repressione: ognuno faccia la sua parte. In Calabria ci sono stati lunghi anni di disattenzione non solo della politica e delle istituzioni, ma anche degli organi di informazione».