Operazione antimafia a Palermo, coinvolto anche un architetto

Controllo ferreo degli appalti e delle estorsioni sul territorio, ma anche affari a New York all’ombra del clan americani e la ’gestionè di capi latitanti come Salvatore Lo Piccolo, ricercato da anni assiemne al figlio Sandro e indicato come uno dei boss più potenti del dopo Provenzano. Sono queste le attività del ’mandamentò di Passo di Rigano – Boccadifalco e della sua articolazione della ’famiglià mafiosa di Torretta, colpiti la notte scorsa dal blitz antimafia della polizia a Palermo a conclusione di un’indagine della Squadra Mobile, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone e dai sostituti Domenico Gozzo, Maurizio De Lucia e Lia Sava, che hanno chiesto al gip le ordinanze di custodia cautelare. Tra gli arrestati, Calogero Caruso, 70 anni, ritenuto il capo della ’famiglià di Torretta e che era libero per decisione del Tribunale del riesame dopo essere stato arrestato una prima volta due anni fa.
Gli altri provvedimenti giudiziari riguardano Rosario Bordonaro, 55 anni, impiegato dell’Ufficio tecnico del Comune di Torretta, Gaspare Caravello, 41 anni, Antonio Di Maggio, 35 anni, Benedetto Dragotta, 58 anni, funzionario del Comune di Torretta, Salvatore Ferranti, 36 anni, Matteo La Barbera, 34 anni e Pietro La Barbera, 32 anni, figli del vecchio boss Michelangelo La Barbera, Andrea Licata, 47 anni, architetto libero professionista, Stefano Mannino, 58 anni, Rosario Mignano, 43 anni, imprenditore, Francesco Sirchia, 69 anni, Francesco Spinelli, 49 anni, imprenditore.
Altre cinque persone sono indagate, e per una di queste il gip non ha accolto la richiesta di misura cautelare proposta dalla Procura. Gli arrestati devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso in impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, estorsione, ad eccezione di Licata, Spinelli, Mignano, Bordonaro e Dragotta, ai quali viene contestato il solo concorso esterno in associazione mafiosa.
Lo Piccolo, è emerso da intercettaziini, ha trascorso un periodo della sua latitanza nel territorio della famiglià di Torretta. Un filone dell’indagine ha riguardato attività di riciclaggio che sarebbero state realizzate dai fratelli La Barbera, in particolare attraverso la società in accomandita semplice ’La casetta delle deliziè per la gestione di snack bar, tavole calde, gelateria, pasticcerie, rivendite di alimentari e casalinghi, costituita nel maggio del 2003. Nell’ambito del blitz sono stati sequestrati l’omonimo panificio di via Leonardo da Vinci a Palermo e un terreno in contrada Codilla Falconieri a Torretta.
L’indagine ha consentito di accertare una serie di contatti e rapporti attorno a comuni interessi illeciti fra alcuni componenti della ’famiglià mafiosa di Passo di Rigano e Boccadifalco e personaggi di rilievo delle ’famigliè di Villabate, come Nicola Mandalà, e di Belmonte Mezzagno, quali Ciccio Pastoia, suicidatosi in carcere pochi giorni dopo il suo arresto il 24 gennaio del 2004 nell’operazione ’Grande mandamentò che aveva azzerato la rete di smistamento dei ’pizzinì di Bernardo Provenzano. Reggente del ’mandamentò, secondo le dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia -come Salvatore Cancemi, Francesco Scrima e Giuseppe Guglielmini-era secondo gli inquirenti Vincenzo Marcianò, arrestato nel giugno del 2006 assieme ad altri boss quando era bene inserito nelle gerarchie di Cosa Nostra, e teneva contatti con altri capi, come il ’reggentè della Noce, Pierino Di Napoli, e Nicola Mandalà.