Da quando il movimento Reggio Non Tace ha iniziato a muovere i primi passi, ha tenuto e tiene presenti due obiettivi: suscitare, quanto più possibile, il risveglio delle coscienze e porre domande chiare per gettare luce nelle zone grigie. Proprio per questo abbiamo cercato d’interpellare il mondo della politica, attraverso il Patto tra i politici e la città alla luce del sole, col quale ci proponiamo d’essere noi cittadini a esigere chiarezza etica, perché riteniamo non possa venire da patti etici che i partiti si scrivono e sottoscrivono con evidente autoreferenzialità (Iddi sa cantanu e iddi sa sonanu).
Forse la classe politica non è in grado (o non ha intenzione) di rendersi conto che è sempre meno credibile e che la sfiducia che genera è uno dei motivi principali della disaffezione dei cittadini per la cosa pubblica. Il disimpegno dei cittadini, infatti, non viene solo dalla prassi delle nomine dall’alto dei candidati alle competizioni elettorali, ma anche dai tanti segnali d’illegalità e contiguità d’un numero crescente di rappresentanti politici con la criminalità organizzata. Ne è prova un’indagine presentata recentemente dalla Camera di Commercio di RC (Progetto Legalità = Sviluppo); vi si legge che, nel contrasto al fenomeno del crimine organizzato, la fiducia dei cittadini di RC nelle Istituzioni ha queste percentuali: il 65% dichiara di fidarsi dell’operato delle forze dell’ordine, il 55% della magistratura, mentre solo il 7% si fida della classe politica. È dunque proprio perché la politica si mostra incapace di chiedersi come deve cambiare, che il Patto che abbiamo proposto ci sembra essenziale: riteniamo, infatti, che oggi è divenuto necessario che non ci si limiti a chiamare i cittadini a dire sì o no a decisioni prese dall’alto; e questo vale anche quando singoli politici si sforzano d’essere diversi perché interrogano i cittadini, perché anche loro finiscono per autogestirsi le risposte. A noi pare, invece, che per recuperare il senso della democrazia sia necessaria un’inversione di tendenza: che siamo, cioè, noi cittadini a decidere l’affidabilità o meno di chi vuole impegnarsi per il servizio del bene comune, in rapporto alle domande che siamo noi a porre.
Ma dalle risposte che abbiamo ricevuto, ci pare che questo modo di concepire la democrazia sia mal tollerato.
Anzitutto osserviamo che l’assemblea che abbiamo convocato il 3 aprile ha avuto una vastissima eco tra i cittadini, e non solo per l’alto numero di partecipanti (che non erano solo appartenenti al movimento), ma anche per l’attenzione attiva dimostrata, con chiare reazioni che punteggiavano ciò che s’ascoltava: silenzi, applausi, dissensi e richieste di chiarezza; mentre sono stati lasciati cadere nel vuoto i tentativi di carezze nei confronti del nostro movimento.
Alcuni tra i politici hanno sostenuto di non dover aderire al nostro Patto, avendo già aderito a patti etici interni ai loro raggruppamenti: per costoro vale quanto prima detto. Qualcuno ha ritenuto di venire per svelare chi siamo, mostrando così, non solo mancanza di rispetto verso i cittadini, ma anche che all’assemblea ha partecipato col solo intento di fare provocazione. Qualcuno ha sostenuto che il patto che noi proponevamo chiedeva meno di quanto s’era già impegnato a fare; per costoro ci sorge una domanda: perché allora non sottoscrivere il nostro Patto? Qualcuno ha detto che siamo troppo manichei; a costoro vogliamo dire: non vi pare sia arrivato il momento di scegliere tra il bianco e il nero, piuttosto che restare nel grigio (soprattutto quando sta emergendo che certo grigio della politica si sta rivelando contiguo alla criminalità). Qualcuno ha tentato, a buon mercato, di sfruttarci con adesioni (tra l’altro, al momento, non sottoscritte) che davano sentore di carezze, facendoci tanto ingenui da sentirne il fascino. Altri, con supponenza, ci hanno accusato di presunzione, quasi ergendosi al ruolo di professori che promuovono a stento alunni da bocciare. Alcune adesioni, con speciosi distinguo, hanno suscitato reazioni di risentita ilarità da parte dei cittadini presenti. Chi invece ha tentato di dire dei nì o dei so ha ricevuto la reazione netta dei cittadini che chiedevano chiari sì o no.
A margine dell’assemblea, poiché abbiamo continuato a chiedere risposte anche a chi non era presente, registriamo adesioni senza spiegazioni e rifiuti che, addirittura, hanno opposto comportamenti e intolleranze che, francamente, non riusciamo a capire. Qualcuno, invece, dopo aver disertato l’assemblea, ci ha chiesto incontri privati cui non c’è sembrato opportuno acconsentire, nel nostro stile della trasparenza.
Dopo l’assemblea, inoltre, sono emerse nuove presenze nello scenario delle candidature. C’è chi ha riempito sale di convocati (ma non ha fatto sapere cos’ha da dire sull’impegno per la legalità); altri hanno rifiutato pubblicamente candidature proprio sulla questione della legalità (ma senza spiegare cosa volessero denunciare); altri hanno agito né più né meno di come negli ultimi vent’anni (come se non si siano accorti che nel frattempo il mondo è cambiato?).
Come abbiamo detto in assemblea, continuiamo a credere che quanto abbiamo chiesto è IL MINIMO PER RITENERE AFFIDABILI COLORO CHE SI CANDIDANO ALL’AMMINISTRAZIONE DELLA CITTà. Non percepire questo è segno di cecità che porta ulteriore discredito verso la politica, aggravando così il clima di sfiducia della gente; forse, però, dietro a questa cecità, c’è ancora l’intenzione di gestire la politica come cura del proprio interesse a discapito del bene comune; e di questi tempi non è più lecito ritenere che la cura del proprio interesse sia ancora clientelismo. I fatti gravi venuti alla luce negli ultimi mesi ci convincono ancor più della necessità del nostro impegno per la trasparenza, che – come abbiamo annunciato – continueremo a esigere col governo-ombra che istituiremo il giorno dopo l’insediamento della nuova giunta.
Intanto, come c’eravamo impegnati a fare, comunichiamo che, al momento attuale, gli unici candidati che hanno aderito al nostro Patto – e che ci hanno già fatto pervenire i documenti che avevamo chiesto – sono i candidati a consiglieri Omar Minniti e Demetrio Delfino, e il candidato a sindaco Massimo Canale. Altri, che pure hanno dichiarato di voler aderire, ancora non ci hanno fatto pervenire né l’adesione scritta, né la documentazione richiesta all’interno del Patto. Attendiamo, poi, di sapere come i candidati che hanno dato o dichiarato la loro adesione al Patto si regoleranno con le liste che appoggiano la loro candidatura, ma non hanno sottoscritto il nostro Patto.
Per discutere insieme a tutti i cittadini, non solo del movimento, sull’esito della nostra azione e decidere i prossimi passi da compiere, convocheremo una nuova assemblea per il 3 maggio, nell’ambito delle iniziative che prendiamo il tre d’ogni mese. Per quella data saranno immessi nel nostro sito i documenti che avremo ricevuto da parte dei candidati.
Il movimento ReggioNonTace