“L’iniziativa degli imprenditori è la vera novità dell’azione di contrasto alla mafia in Sicilia”. E’ quanto ha messo in rilievo Michele Prestipino, magistrato della Procura di Palermo e autore del libro ‘Il Codice Provenzano, collusioni e professionisti compiacenti” durante il dibattito dedicato a “La lotta per la legalità” che si è svolto nell’ambito del Festival dell’Economia, quest’anno dedicato a ‘mercato e democrazia’. La rivolta degli imprenditori e della Confindustria siciliana, ha sottolineato Prestipino “C’è qualcosa che si muove dentro lo Stato ma non è un’iniziativa repressiva e vuole costruire un modello nuovo di sviluppo”.
Il magistrato ha messo in evidenza come anche “altre categorie dovrebbero esporsi: liberi professionisti e politici su tutti”. “C’è sempre di mezzo un imprenditore. In tutti questi anni – ha
raccontato Prestipino – Cosa Nostra ha rivolto alle imprese una grandissima attenzione, che non si giustifica solo con il motivo pù evidente, il prelievo ‘fiscale’ del 3% da parte dei mafiosi.
C’è anche una ragione molto più importante che mi ha spiegato recentemente un collaboratore di giustizia. Gli imprenditori – ha continuato riferendo quanto detto dal ‘pentito’ – sono una grande
risorsa per Cosa Nostra non solo perchè pagano, ma anche perchè con sistema della ‘messa a posto’ li avviciniamo e ce li facciamo amici. Qualcuno paga per motivi di convenienza per
ottenere vantaggi che nel mercato non potrebbero mai conseguire”. Alla tavola rotonda hanno preso parte il giornalista de ‘Il Sole 24ore’ Nino Amadore, l’ex responsabile di Confindustria per il Sud Ettore Artioli, che nel 1991 , quando venne ucciso Libero Grassi, denunciò l’indifferenza e le collusioni fra la stessa organizzazione di cui faceva parte e Cosa nostra, Maria
Teresa Morano, imprenditrice calabrese e coordinatrice delle associazioni antiracket, Liliana Ferraro, ex collaboratrice di Falcone.