L’amministratore delegato di Italcementi, Carlo Pesenti, è indagato dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Le accuse sono concorso in riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, aggravati dall’articolo 7, cioè dall’avere avvantaggiato la mafia.
L’ad del gruppo cementiero è coinvolto nell’inchiesta sulla Calcestruzzi spa, società che fa parte del gruppo Italcementi e che è stata sequestrata nei mesi scorsi perchè accusata di infiltrazioni mafiose e di aver fornito alle imprese cemento di qualità inferiore a quello previsto nei capitolati d’appalto. Pesenti è anche accusato di truffa, frode nelle pubbliche forniture e inadempimento di contratti di pubbliche forniture. Anche per questi reati i magistrati contestano l’aggravante di avere agevolato la mafia.
La difesa di alcuni indagati coinvolti nell’inchiesta sulla Calcestruzzi spa – fra cui Fausto Volante, direttore di zona per la Sicilia e la Campania, arrestato a gennaio, e Mario Colombini, l’ex ad di Calcestruzzi – aveva richiesto al gup un incidente probatorio. Proprio da questa richiesta è emersa l’indagine a carico di Pesenti. I legali di Pesenti definiscono l’avviso di garanzia “un atto dovuto per lo svolgimento dell’incidente probatorio”. Le tesi dell’accusa, secondo il difensore di Italcementi Alberto Alessandri, suscitano “sconcerto e stupore”. “Non sono ipotizzabili – afferma Alessandri – fatti specifici, come invece vorrebbe la procura di Caltanissetta, a carico di Italcementi e del suo consigliere delegato, anche per il fatto che Carlo Pesenti non ha mai svolto ruoli diretti in Calcestruzzi”. “Riteniamo opportuno – aggiungono i difensori di Pesenti – che la magistratura faccia al più presto chiarezza, e siamo certi che la correttezza dei comportamenti dell’amministratore delegato sarà dimostrata al di là di qualsiasi dubbio”. Ma c’è chi intanto ricorda le dichiarazioni del pentito Carlo Alberto Ferrauto secondo cui “il sistema che consentiva a Cosa nostra di guadagnare era legato direttamente alla fornitura di calcestruzzo da parte di Calcestruzzi spa, in quanto tale società, grazie a Cosa nostra, riusciva a estendere le forniture sul territorio e quindi doveva dare un contributo anche sotto tale profilo. L’esempio più evidente è costituito dall’impianto della Calcestruzzi spa di Caltanissetta che prima del nostro intervento era totalmente inattivo. Nel caso della fornitura di calcestruzzo la famiglia di Cosa nostra competente per territorio ove l’opera veniva eseguita riceveva ulteriori 50 centesimi di euro per metro cubo di calcestruzzo”.
L’inchiesta – coordinata dal procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, dall’aggiunto Renato Di Natale e dal sostituto della Dda Nicolò Marino – si basa in parte sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, fra i quali Salvatore Paterna, ex dipendente dell’azienda, arrestato e condannato per mafia nei mesi scorsi. Anche l’Italcementi spa è stata iscritta nel registro degli indagati per “responsabilità amministrative”. L’accusa per cui è indagata è concorrenza con minaccia o violenza, aggravata dall’avere agevolato la mafia.