La Cia siciliana rilancia l’allarme criminalità nelle campagne. Lo ha fatto sabato scorso (3 maggio) a Licata dove ha riunito il proprio Osservatorio sulla criminalità organizzata nelle campagne. La riunione, organizzata dopo avere manifestato la solidarietà agli agricoltori che hanno denunciato il tentativo di estorsione e dopo avere incontrato il rappresentate locale del Comitato Antiracket, si è svolta presso la nuova sede della Cia del centro agricolo agrigentino con Don Tonino Licata, presidente del Comitato Antiracket di Licata e di Stefano Italiano, presidente della coop “AgroVerde” di Gela, che è stata già vittima, in un passato recente, del racket e delle pressioni mafiose.
“La Cia siciliana – spiega il presidente regionale, Carmelo Gurrieri – allerterà le Prefetture e la Dia perché ritiene che si sia allentata la tensione e l’attenzione verso i fenomeni criminali che si consumano nelle campagne a danno degli agricoltori”. E continua: “Troppo lenta e farraginosa, è infatti la macchina tramite cui le denunce di intimidazione e di racket raggiugono i vertici della Dia che pure negli anni passati dopo le iniziative organizzate dalla Confederazione, e tra queste la realizzazione di un dossier sulla criminalità nelle campagne, aveva realizzato un ufficio ad hoc”.
“Nei programmi della organizzazione agricola c’è poi la presentazione di progetti sperimentali a valere sul Pon sicurezza per la videosorveglianza e il telecontrollo di mezzi agricoli e capi di bestiame”, ha dichiarato Carmelo Travaglia, vicepresidente vicario della Cia siciliana e responsabile per la sicurezza.
Ma questo non basta. “ Bisogna intervenire politicamente affinché i punti critici delle filiere agricole, dove la criminalità organizzata si è incuneata realizzando lucrosi affari basati sul taglieggiamento, sul racket, sull’imposizione di prezzi, forniture di mezzi e guardianie e tanto altro ancora, siano superate una volta e per tutte, restituendo agli agricoltori la libertà di fare impresa”, ha dichiarato Gurrieri, concludendo la riunione dell’Osservatorio. A Licata, per esempio, proprio la gestione delle risorse idriche e la intermediazione commerciale rappresentano i due fattori di maggiore criticità in cui la criminalità mafiosa ha posto attenzione e sui cui basa molti dei propri lucrosi affari.