«Ragusa non e’ affatto un’isola felice tutt’altro: qui la mafia e’ presente da anni». A parlare e’ il questore di Ragusa Filippo Barboso. L’occasione e’ data dalla presentazione del mio libro su Mimi’ La Cavera a Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Vittoria. Un incontro organizzato dall’Ordine dei commercialisti di Ragusa e in particolare dal vicepresidente Maurizio Attinelli, da Banca Etica (il banchiere ambulante ragusano Gabriele Vaccaro) e il comune di Vittoria. Tema: impresa e legalità che ovviamente hanno molto a che vedere con la vita, il pensiero e le opere di Mimì La Cavera.
In questo contesto è toccato al magistrato presente, il sostituto procuratore Marco Rota e ovviamente il questore, fare il punto sulla presenza criminale nella provincia che è, ruicordiamolo, una delle più ricche dell’intero Mezzogiorno. E’ stato il magistrato a precisare la reale portata della presenza mafiosa in provincia di Ragusa: una presenza storica e consolidata grazie a grandi investimenti avvenuti nell’area; una presenza che ha trovato sponda nelle imprese del posto e che ha potuto contare su silenzi e connivenze. “La mafia non è sparita da questo territorio – ha aggiunto poi il questore – sembra assopita ma non è così”.
E poi ha chiuso: “Noi possiamo impegnarci e fare la nostra parte, ma senza la collaborazione della società, senza le denunce non è possibile fare molto. Noi ci troviamo di fronte a imprenditori che hanno subito attentati i quali invece di raccontarci come sono andate realmente le cose ci dicono di non sapere che dire. In caso di attak nei lucchetti qualcuno si è spinto al punto di dire che forse è stata l’impresa a mettercelo per provare se funziona”.
Sembra quasi una barzelletta ma non lo è. Serve la collaborazione di tutti e soprattutto dei professionisti, come ha detto Rota rivolgendosi ai commercialisti presenti: “Un mio amico che lavora in banca – ha raccontato – aveva un ottimo cliente e se lo curava. Un giorno lo hanno chiamato dalla centrale rischi e gli hanno detto di revocare i fidi a quell’imprenditore e di chiudere il conto. A lui sembrava una cosa abnorme ma il direttore della centrale rischi gli ha risposto: questo qui mi puzza”. I fidi sono stati revocati. Il messaggio è chiaro: bisogna avere il coraggio di rinunciare anche a facili o quasi scontati arricchimenti perché a volte è proprio lì che si celano gli affari dei mafiosi.