mafia. Ignazio Giudice (Fillea-Cgil): “I lavoratori in prima linea ma lo Stato tuteli chi fa scelte di legalità”

Dal Sole 24Ore-Sud questa intervista realizzata da Gioia Sgarlata.
L’idea del protocollo per la legalità l’ha lanciata ufficialmente qualche settimana fa da Gela, raccogliendo il sì immediato del presidente dell’Ance di Caltanissetta, Michelangelo Geraci e del sindaco Rosario Crocetta. Così, quella di Ignazio Giudice, 33 anni, segretario provinciale della Fillea Cgil nissena è già diventata una proposta operativa sul tavolo del presidente della Commissione antimafia dell’Ars, Calogero Speziale.
Di cosa si tratta?
È un testo fatto di pochi punti che parte da un concetto fondamentale: per sconfiggere la mafia e la sua presenza nei cantieri non basta la rivolta degli industriali. È indispensabile la presa di coscienza dei lavoratori e di tutti i sindacati che devono essere attenti su chi aderisce alla propria sigla. In paesi come Gela e in genere lì dove il peso della mafia si fa sentire, molti operai pur di lavorare si rivolgono indiscriminatamente al sindacato come al mafioso di turno. Questo non può più essere tollerato e va creato un sistema che predilige chi fa scelte di legalità. Non è possibile che se un lavoratore denuncia poi si trova emarginato come è accaduto a Gela.
Avete organizzato un’iniziativa pubblica a sostegno di questi lavoratori.
Sì. La vicenda è quella dell’appalto per la costruzione del Parcheggio di Capo Soprano. Grazie alle denunce degli operai che hanno svelato una serie di illegalità è stata aperta un’inchiesta e l’appalto revocato per collusioni con la mafia. In seguito l’opera è stata appaltata ad altri ma i lavoratori non sono stati riassunti né sono ancora riusciti a recuperare i crediti vantati, circa 26mila euro.
Quali sono i punti del Protocollo per la legalità nell’edilizia?
A parte quello che ho già detto ci sono alcuni aspetti tecnici come la verifica annuale attraverso l’informativa antimafia di tutte le imprese iscritte alla Camera di commercio che vorremmo attivare mediante un progetto pilota a Caltanissetta. Oppure la redazione di elenco ufficiale dei fornitori di calcestruzzo, ferro e sabbia istituito presso la Prefettura in modo da evitare pressioni e infiltrazioni nei cantieri; e l’istituzione di un fondo di garanzia a favore dei lavoratori che si vedono negata l’applicazione del contratto di lavoro e che potrebbe essere alimentato dagli stessi appalti pubblici anche nella misura dell’uno per cento.
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