Mafia. De Lucia: “Prendere i latitanti prima che diventino un mito”

“Bisogna prenderli il più presto possibile, per impedire che attorno alle loro figure si creino il mito, l’aura dell’invincibilità e della forza dell’intera organizzazione”. A parlare, in un’intervista rilasciata a Riccardo Arena del Giornale di Sicilia, è il magistrato antimafia Maurizio De Lucia da anni impegnato sul fronte delle indagini che hanno smantellato l’organizzazione mafiosa a Palermo e in provincia. Commenta così la cattura in Spagna, di Salvatore Adelfio, detto Salvuccio, 43 anni, il quale faceva parte dell’organigramma del nuovo vertice mafioso.  Quella degli Adelfio, famiglia storica di Cosa nostra, “è una mafia – commenta il magistrato – che conta parecchio negli equilibri di Cosa nostra. Alcuni degli Adelfio sono stati arrestatio nell’operazione Old Bridge, con cui sono stati ricostruiti i colelgamenti tra la Sicilia e la mafia italoamericana, altri in Perseo, indagine che ha consentito di scoprire  come i boss stessero cercando di riorganizzare la commissione, l’organo di vertice della mafia”.  Adelfio come Gianni Nicchi (30 anni) fa parte, secondo il magistrato, di “una fascia di latitanti intermedfi, sfuggiti alle retate  di questi ultimi anni”.  La mafia, spiega poi il magistrato, può contare sempre di più sui legami di sangue “soprattutto in questo periodo di difficoltà, determinata dalel nostre indagini e dalle denunce delle vittime del pizzo. Cosa nostra sente l’esigenza di puntellare l’organizzazione rafforzando i vincoli di omertà e segretezza”. Secondo De Lucia, “una parte della rete di protezione di Cosa nostra non si trova solo in Sicilia ma anche oltrecondine, dove la mafia gestisce rilevanti mezzi economici. E poi questi nuovi mafiosi sono giovani, dinamici, sanno sfruttare i mezzi di comunicazione. Con l’abbattimento delle frontiere dell’Ue, gli spostamenti sono più semplici e frequenti”.[ad#co-11]