Lettera alla città infelice

Pubblichiamo una reazione indignata all’assenza di imprenditori e cittadini alla presentazione del libro L’Isola civile a Reggio Calabria.
di Francesco Spanò *
Cara Reggio, c’è un libro, “L’Isola Civile”, che racconta la riscossa civile di centinaia di aziende siciliane, di un intero popolo contro il racket e la mafia.
L’hanno scritto due giovani giornalisti del Sole24ore, Serena Uccello e Nino Amadore. A presentarlo nel salone della nostra Camera di Commercio in un caldo venerdì di fine giugno c’erano, insieme con gli autori e il vicedirettore del TG3 Onofrio Dispenza, i presidenti di Confindustria Calabria e Sicilia, Umberto De Rose e Ivan Lo Bello.
E c’era il procuratore capo Giuseppe Pignatone accompagnato dal suo aggiunto Michele Prestipino, rimasto ad ascoltare tra il pubblico. Già, il pubblico. Composto da venticinque nostri concittadini, a star larghi. E da una desolata platea di poltrone vuote. Vuote per scarsa pubblicità, probabilmente. Vuote per paura, chissà. Per indolenza, forse.

Di una cosa sono, però, sono certo, mia cara Reggio. Tante tra quelle sedie erano vuote per l’infelicità che così in profondità ci tiene in ostaggio. Mi chiedo quanta rassegnazione, quanti tradimenti, quante promesse deluse hanno ormai strappato i sogni alla nostra gioventù silente, insensibile anche a così forti messaggi di riscatto e speranza. Quanta disillusione, quanta sofferenza pervade oggi l’anima di tanta brava gente che ha gettato la spugna, che non crede più nel cambiamento.
Mi chiedo, anzi, ti chiedo, soprattutto, quanto triste opportunismo, quanta mesta mediocrità domini ormai la nostra carta stampata per sconsigliarla di inviare anche un solo giornalista a seguire il racconto di speranza e fiducia di uomini che, con sacrificio e concretezza, lottano quotidianamente per dare un futuro a questa terra.
Quanto meschino servilismo, quanta ipocrisia, quanto cieco egoismo spinga politicanti, rappresentanti delle professioni e dell’associazionismo a disertare ogni occasione di ascolto e confronto in cui non ci sia una passerella lungo cui sfilare. A snobbare ogni incontro in cui tutto sia da apprendere, con umiltà, e nulla sia da dispensare a microfoni e folle compiacenti.
“L’isola civile” c’è, a pochi chilometri da noi, e ci continua a indicare invano la via per liberare noi stessi dalla mafia e dall’illegalità diffusa. Da quest’isola non ci separa solo il mare. Ci separa, finora, la fame di libertà, la coscienza di essere comunità legata da un unico destino e il coraggio di volerne tornare pienamente padroni. Senza schiavitù, senza compiacenze, senza collusioni. Semplicemente, partecipando.
Cara Reggio, questo urlavano ad un popolo sordo, in un caldo venerdì di giugno, le troppe poltrone infelici e vuote della Camera di Commercio.
Però, almeno tu, promettimi di non disperare. Continua a nutrire fiducia.
Non chiedermi perché ma, stanne certa, arriverà anche qui il giorno della felicità.
Sì cambierà, vedrai che cambierà…
* Presidente provinciale di Azione Giovani – Giovani Pdl