Le mani della mafia sui lavori del passante ferroviario di Palermo: la Dia arresta Andrea Impastato

La Direzione Investigativa Antimafia di Palermo, al termine di una complessa attività investigativa e di monitoraggio su eventuali condizionamenti mafiosi negli appalti, nella mattinata odierna, in esecuzione dell’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa in data 25 maggio 2011 dal Gip del Tribunale di Palermo Riccardo Ricciardi, ha arrestato  Andrea Impastato, di Cinisi (PA), 63 enne, pregiudicato mafioso, sorvegliato speciale, imprenditore edile nel settore del calcestruzzo, ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa, per avere gestito affari ed imprese nell’interesse degli esponenti di vertice dell’associazione mafiosa, tra i quali Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo, ottenendo, in tal modo, il sostegno per l’inserimento delle proprie società, operanti nel settore della produzione e della vendita del calcestruzzo, in alcuni tra i più importanti lavori pubblici svolti nelle zone della provincia di Palermo, controllate dai predetti esponenti mafiosi, tra i quali i lavori per il porto di Balestrate e quello per il cd. “passante ferroviario”, quest’ultimo assegnato ad un consorzio di imprese .

L’indagine sulla realizzazione del “passante ferroviario” di Palermo e sulle possibili infiltrazioni mafiose, iniziata alcuni anni fa, era scaturita da acquisizioni investigative emerse nell’ambito di altra attività di questo Centro. Successivamente, le risultanze investigative di questo Ufficio sono state supportate anche dal contenuto di un “pizzino” trovato nel covo del boss Bernardo Provenzano, al momento del suo arresto, avvenuto l’11 aprile 2006. In particolare, quello datato 25 febbraio 2006, la cui paternità è stata attribuita al capomafia Salvatore Lo Piccolo, all’epoca anch’egli latitante, in cui quest’ultimo informa il suo interlocutore Provenzano Bernardo dell’imminente partenza dei lavori per la realizzazione della metropolitana, invitandolo a fornire il nome di qualche imprenditore di sua conoscenza nella produzione e nella fornitura del calcestruzzo che sarebbe stato inserito nel consorzio che stava creando con Andrea Impastato: “…..Lo informo, che siccome in breve (forse in aprile) dovrebbe iniziare la metropolitana che è un grosso lavoro e quindi le volevo chiedere che se le interessa qualche calcestruzzi di fare lavorare me lo faccia sapere che la inserisco nel consorziato che sto facendo con Andrea IMPASTATO. In merito attendo sue notizie….”

Effettivamente le indagini hanno consentito di evidenziare interessi convergenti di diverse “famiglie” mafiose della provincia palermitana, la cui sfera d’influenza ricadeva nei territori interessati dall’imponente opera. Le intercettazioni sia telefoniche che ambientali, intercorse tanto tra il responsabile dell’associazione temporanea di imprese affidataria dei lavori e i suoi più stretti collaboratori, quanto tra gli stessi vertici di un’impresa ed il figlio dell’odierno arrestato, consentivano, non solo, di confermare la diretta partecipazione delle imprese riconducibili alla persona dell’Impastato Andrea nei lavori del passante ferroviario attraverso la fornitura del calcestruzzo nei diversi cantieri, che nel frattempo erano stati aperti lungo la tratta compresa tra Carini ed il quartiere di Brancaccio, ma altresì di evidenziare il ruolo di primaria importanza assunto da Impastato, il quale, nonostante fosse formalmente escluso dalla partecipazione ai predetti lavori, continuava ad essere costantemente aggiornato sull’evoluzione degli stessi dai familiari, nel corso degli incontri presso la sala colloqui della casa circondariale “Ucciardone” di Palermo, ove l’Impastato Andrea si trovava recluso in esecuzione di condanna, emessa nei suoi confronti dalla Corte d’Appello di Palermo. Da tali conversazioni è emerso, infatti, lo stretto legame che si era venuto a creare tra il responsabile della associazione temporanea di imprese ed i titolari di due società , entrambe      riconducibili alla famiglia Impastato. Contatti, nella specie, estrinsecatisi nell’imposizione, da parte del responsabile del consorzio di imprese facente capo alla ditta appaltante, di una serie di direttive ai suoi collaboratori dirette a concedere delle priorità alle sopra menzionate società nella fornitura del calcestruzzo per la realizzazione dei lavori del “passante ferroviario”, mediante l’effettuazione di visite periodiche presso gli impianti di produzione del calcestruzzo delle predette società e le cave di estrazione dei materiali ad esse facenti capo, nonché mediante l’effettuazione di una serie di “pressioni” presso la Prefettura di Palermo, dirette ad ottenere le necessarie autorizzazioni ai lavori in capo alle sopra citate società, pur nella consapevolezza del fatto che la stessa Prefettura di Palermo aveva espressamente escluso una  di esse dalla partecipazione allo svolgimento dei lavori per la realizzazione dell’opera pubblica, in quanto uno dei due soci, l’odierno arrestato Impastato Andrea, era gravato da una sentenza di condanna divenuta irrevocabile per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.  Nell’ambito della medesima indagine sul “passante ferroviario di Palermo”, mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, sono stati acquisiti elementi di prova a carico di Domenico D'Amico, di anni 61, palermitano,  condannato con sentenza definitiva dalla Corte d’Appello di Palermo del 12 luglio 2004 per il delitto di cui all’art. 416bis c.p.,  per il delitto di trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso ( art. 110 c.p., 12 quinquies legge 7 agosto 1992 n°356, aggravato dall’art. 7 del d.l. n°152/1991), per avere attribuito prima al fratello D’AMICO Marcello (deceduto) e poi ai nipoti ADIMINO Salvatore e ADIMINO Ivana, la titolarità delle quote di partecipazione del capitale sociale di una società, avente sede in Palermo, in realtà di sua pertinenza, ponendo in essere tale comportamento al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali ed al fine di favorire l’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra”.  Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali è emersa chiaramente la riconducibilità e l’effettiva gestione della società da parte del D’Amico. Le indagini, sono state coordinate dal Procuratore Agg. presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo  Antonio Ingroia, e dai Sostituti Procuratori Gaetano Paci e Francesco Del Bene.