La zona grigia: blitz antimafia ad Alcamo e nella rete finiscono avvocati, politici e imprenditori mafiosi

Relazioni pericolose. Politici, avvocati e mafiosi che consentivano alle cosche del trapanese di fare affari, estendere il controllo nel territorio imponendo estorsioni e le imprese del boss, eliminando «manu militari» la concorrenza. È quanto emerge dall’operazione condotta da carabinieri e polizia, coordinati dalla Dda. Undici i provvedimenti cautelari di vario tipo emessi dal gip presso il Tribunale di Palermo. Tra i destinatari un avvocato palermitano, Francesca Adamo, 44 anni, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni, e il reggente della famiglia mafiosa di Alcamo, Ignazio Melodia, detto «u rizzu», finiti agli arresti, e il consigliere provinciale dell’Udc, Pietro Pellerito, sottoposto all’obbligo di firma. Altri dieci indagati sono stati interessati da perquisizioni e contestuale notifica di informazioni di garanzia. Tra i delitti commessi, tutti aggravati per essere stati commessi con il «metodo mafioso», figurano, oltre alle numerose estorsioni, anche l’interposizione fittizia di alcune società, reati di falso, danneggiamenti, attentati incendiari, simulazione di reato ed altro. Tra gli indagati Vito Turano, padre dell’attuale presidente della Provincia di Trapani Mimmo Turano dell’Udc, e per anni sindaco democristiano di Alcamo: è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo le intercettazioni l’avvocato, parlando con alcuni indagati, avrebbe detto che incontrava ad Altofonte (Palermo), il latitante Domenico Raccuglia. Avrebbe parlato anche di Matteo Messina Denaro e di Bernardo Provenzano come se avesse già avuto contatti con loro. Nell’ambito dell’operazione antimafia nel trapanese che ha fatto luce sulle estorsioni e sui rapporti tra Cosa nostra e politica, il gip di Palermo ha disposto il sequestro della «Medi Cementi» di Alcamo, riconducibile al boss Diego Melodia, arrestato in nottata insieme al nipote Ignazio Melodia. In base alle indagini la famiglia mafiosa era riuscita ad ottenere il sostanziale monopolio per la fornitura del calcestruzzo per tutti gli appalti pubblici e privati sul territorio di Alcamo. Dopo aver eliminato tutte le altre ditte concorrenti, gli arrestati, attraverso una serie di attentati e danneggiamenti, avevano imposto a tutte le imprese operanti nel settore di approvvigionarsi unicamente presso lo stabilimento sequestrato.[ad#co-11]