In Italia il gioco d’azzardo vale il 4% del Pil

Un fatturato per il 2012 tra gli 88 e i 94 miliardi di euro, 4% del Pil nazionale prodotto a fronte di un costo sociale annuo che si aggira tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro. Questi alcuni dei dati allarmanti sul fenomeno del gioco d’azzardo emersi durante la conferenza stampa “I costi sociali e sanitari del gioco d’azzardo” tenutasi questa mattina presso il Senato della Repubblica alla presenza del vice presidente del Senato, Vannino Chiti. Alla conferenza stampa, durante la quale sono stati presentati il dossier della campagna “Mettiamoci in gioco” e Azzardopoli 2.0 (dossier aggiornamento di Libera) ha partecipato anche Raffaele Colombara, consigliere del Comune di Vicenza e componente del gruppo di lavoro di Avviso Pubblico denominato “Comuni per un gioco responsabile”.

Un ìmpegno dalle istituzioni
Sono circa 400 mila le macchinette Vlt sparse nel territorio nazionale denuncia Raffaele Colombara per Avviso Pubblico – mentre lo stato europeo con una maggiore diffusione ne ha al massimo 30 mila. Questo dato pone una forte pressione sul territorio. Le amministrazioni locali e i sindaci sono i primi a doversi confrontare con questo fenomeno e devono avere maggior potere di controllo sia per quanto riguarda le distanze sia per ciò che concerne le concessioni. Recentemente il gioco d’azzardo patologico è stato inserito tra le malattie ma, ad oggi, lo Stato non ha fondi per intervenire. Le ultime stime parlano di un numero di giocatori patologici che oscilla tra i 500mila e gli 800mila che rappresentano un costo sanitario, sociale e legale ingente”.
Avviso Pubblico, che più volte e con varie iniziative ha sollecitato le istituzioni ad intervenire, aderisce alla campagna “Mettiamoci in gioco” ed ha incontrato alcuni esponenti politici. “È importante che si discuta proprio qui in Senato di come regolamentare diversamente il gioco d’azzardo. È il segno di una presa di coscienza del fenomeno da parte delle istituzioni”. Proprio a queste ultime si rivolge la campagna “Mettiamoci in gioco” perché “intervengano in modo molto più incisivo in materia di gioco d’azzardo, ponendo al primo posto la tutela della salute del cittadino” inserendo il gioco d’azzardo patologico all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza con una normativa volta a equiparare il diritto alle cure e l’accesso gratuito e diretto ai servizi già garantiti nelle altre forme di dipendenza patologica devolvendo l’1% del fatturato complessivo sul gioco alla riparazione dei danni, direttamente o indirettamente indotti e provocati dall’espansione del fenomeno e dall’aumento delle situazioni di dipendenza. È necessario un impegno da parte dello Stato per porre un freno al modello di “liberalizzazione controllata” del gioco d’azzardo in Italia, anche attraverso una moratoria rispetto all’immissione di nuovi giochi.
Un record italiano
I numeri del gioco d’azzardo nel nostro Paese non sembrano risentire della crisi. Anzi, “a fronte di un’evidente contrazione dei consumi familiari – ha spiegato nel suo intervento Matteo Iori di Conagga – Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo – negli ultimi anni, cresce la voglia di giocare nella speranza del colpo di fortuna. Siamo il primo mercato al mondo nei Gratta e Vinci: nel 2010 sono stati comprati in Italia il 19% dei biglietti venduti al mondo”. La terza impresa italiana che rappresenta oltre il 15% del mercato europeo del gioco e oltre 4,4% del mercato mondiale, conserva infatti un bilancio sempre in attivo e può contare attualmente su 6.181 punti e agenzie autorizzate sul territorio. Videopoker, slot machine, Gratta e vinci e sale Bingo vedono nel nostro Paese un investimento pro capite intorno ai 1.450 euro, neonati compresi, 1.890 euro pro capite se si considerano solo i maggiorenni.