L’Osservatorio nazionale su confisca, amministrazione e destinazione dei beni e delle aziendeha avviato, tra gli studiosi e gli operatori della giustizia, una riflessione sugli effetti del Codice antimafia i cui lavori della prima fase si presentano al ministro della Giustizia Paola Severino.
In particolare, l’Osservatorio ha messo a punto 23 proposte di modifica dirette a migliorare le procedure di sequestro, confisca, gestione e destinazione dei patrimoni mafiosi.
All’iniziativa, promossa dal Dipartimento DEMS dell’Università di Palermo e dalla “Fondazione Progetto Legalità onlus in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia” hanno preso parte le sezioni Misure di prevenzione dei Tribunali di Milano, Napoli, Palermo e Roma, le cui indicazioni sono alla base delle proposte di modifica contenute nel documento; e, in una fase successiva, il documento è stato largamente condiviso dalla Procura nazionale antimafia e dalle Procure distrettuali di Caltanissetta, Catania, Lecce, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Torino, che hanno contribuito all’elaborazione delle proposte mediante osservazioni e suggerimenti.
«Dal confronto delle prime esperienze giudiziarie in diversi contesti territoriali, e da una rilettura delle nuove norme alla luce di tali esperienze, sono emersi alcuni profili di criticità meritevoli di attenzione urgente, – ha detto il prof. Giovanni Fiandaca. – Abbiamo deciso di approfondire i temi sul tappeto e avanzare, intanto, proposte di modifica immediatamente attuabili nel quadro della legge delega n. 136/2010 la quale appunto prevede (art. 1, comma 5) che, entro tre anni dall’entrata in vigore del nuovo Codice Antimafia, il governo può adottare disposizioni integrative e correttive del Codice medesimo.
«Alcuni aspetti della nuova normativa potrebbero incidere negativamente sull’efficacia dell’azione di contrasto alla criminalità, sull’efficienza delle procedure e, al contempo, sull’effettività delle garanzie da assicurare alle parti e ai terzi, – ha specificato Giovanbattista Tona, componente del direttivo della Fondazione e presidente dell’ANM di Caltanissetta – Per questo, insieme, proponiamo ai Ministri della Giustizia e dell’Interno 23 primi punti di “manutenzione” urgente del Codice antimafia (a solo titolo di esempio: informare adeguatamente le parti sui contenuti della proposta prima dell’udienza; salvaguardare i diritti delle parti senza che il processo si estingua o la richiesta di confisca sia improseguibile; semplificare e ridurre gli snodi del procedimento; evitare frammentazioni nella gestione di sequestri ordinari), rinviando a fasi successive di studio, elaborazione ed approfondimento le proposte di riforma di più ampio respiro e di maggiore incisività.»
Al termine della giornata di lavori la consegna dei diplomi della II edizione del Corso di Alta formazione in amministrazione e destinazione dei beni confiscati e l’annuncio insieme a Gabrio Forti, rettore dell’Università Cattolica, che la terza edizione si terrà a Milano.
In 23 punti le proposte per la “manutenzione” del Codice antimafia
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