Expo/ Gerardo D’Ambrosio (Pd) ad Affaritaliani.it: “Ingroia? Doveva fare nomi e cognomi”. La Commissione antimafia? “Non serve”

“Sono sorpreso che Ingroia non sia in contatto con la Procura di Milano. Nella lotta alla mafia non esiste solo quella di Palermo”. Gerardo D’Ambrosio, senatore del Pd ed ex capo della Procura di Milano, sceglie il quotidiano online Affaritaliani.it, per bacchettare il pm antimafia del capoluogo siciliano Antonio Ingroia che ha attaccato gli amministratori del Nord colpevoli di “sottovalutare e di convivere con la criminalità organizzata”. Formigoni si è molto arrabbiato: “Lo credo bene. Ingroia avrebbe dovuto fare riferimenti precisi”. Poi boccia la commissione antimafia costituita a Palazzo Marino: “Esistono compiti ben precisi. I segnali delle infiltrazioni mafiose devono essere colti soprattutto dalle forze di polizia coordinate dalla magistratura”
Il pm Ingroia ha attaccato gli amministratori del Nord sostenendo che sottovalutano e convivono con la criminalità organizzata. Condivide questa analisi?
“Faccio una premessa: a Milano c’è una procura distrettuale molto efficiente che da anni indaga sulle diramazioni della mafia e dell’Ndrangheta al Nord. Proprio ultimamente ha condotto un’operazione molto importante sugli appalti del movimento terra che vengono vinti con la corruzione e le minacce dalle organizzazioni mafiose che hanno investito i loro soldi nelle regioni settentrionali”.
Fatta questa premessa…
“Da quando è stato creato il 41 bis a Milano la Procura ha effettuato tremila arresti. Il fenomeno delle organizzazioni mafiose al Nord non è stato affatto sottovalutato. Inoltre negli anni di Mani Pulite c’è stata un’attenzione particolare per le forme di corruzione negli appalti. Immagino che la Procura funzioni oggi altrettanto bene come allora. Proprio in questi mesi sono in contatto con alcuni dirigenti con cui sono impegnato a stilare una serie di norme per combattere la mafia colpendo il suo patrimonio. La cosa più importante è che nella lotta alla mafia non ci siano pause e che non si abbassi mai la guardia. Questa attenzione deve essere posta anche dalla pubblica amministrazione che concede gli appalti”
Ingroia ha dunque esagerato?
“Diciamo che ha fatto le sue considerazioni, ma sono sorpreso che non sia in contatto con la Procura di Milano. Quando nel 1991 dirigevo il reparto di criminalità organizzata ero in costante contatto con Falcone. Inoltre, non bisogna dimenticare che oltre alle Procure distrettuali esiste un Procura nazionale antimafia che ha proprio il compito di coordinare tutte le azioni volte a combattere la criminalità organizzata. Le stesse Procure distrettuali devono comunicare quanto sanno alla Procura nazionale. Non mi pare che sotto questo profilo ci possa essere un difetto”.
Formigoni si è molto arrabbiato per le dichiarazioni del pm palermitano…
“Lo credo bene. Ingroia avrebbe dovuto fare riferimenti precisi, tenendo presente che nella lotta alla mafia non esiste solo la procura di Palermo. Quella di Milano è particolarmente attiva”.
Intanto a Palazzo Marino maggioranza e opposizione litigano sulla Commissione antimafia. A suo avviso è utile per contrastare la criminalità organizzata?
“Credo che vadano mantenuti più stretti contatti con la procura di Milano e con la prefettura che hanno poteri d’indagine molto forti. Ci sono leggi preposte a controllare che gli appalti non vengano assegnati ad imprese in odore di mafia. Il problema grosso è che una buona parte degli appalti può essere subappaltata ed è proprio in questo momento che entrano in gioco le organizzazioni mafiose”.
Dunque la Commissione antimafia priva di poteri inquirenti è inutile….
“Bisogna tenere gli occhi molto bene aperti, ma esistono compiti ben precisi: i segnali di queste infiltrazioni devono essere colti soprattutto dalle forze di polizia coordinate dalla magistratura. Poi si fanno le indagini. Il compito degli amministratori pubblici è quello di denunciare qualsiasi tentativo di minaccia o di corruzione affinché vengano presi i provvedimenti adeguati. Ma la cosa fondamentale è non abbassare mai la guardia. Certo le pubbliche amministrazioni del Sud sono molto più abituate al rischio di infiltrazioni mafiose e subiscono pressioni più forti. Al Nord il tutto avviene con metodologie diverse: le mafie possono creare nuove imprese in grado di aggiudicarsi gli appalti. Già Pino Arlacchi scrisse cose interessanti sulla mafia imprenditrice che valgono ancora oggi”.