sigarette

Cresce il numero dei pacchetti di sigarette contraffatte

Il mercato illecito del tabacco continua a incidere sul gettito fiscale del nostro Paese per il 5,6%. Cresce il numero dei pacchetti di sigarette contraffatti che arriva all’1%, aumentando dello 0,8% in meno di 12 mesi. I dati rivelano un’inedita mappa del commercio illecito: in testa il Friuli-Venezia Giulia (Trieste e Udine con una media del 22%) supera la Campania (Napoli e dintorni con una media del 17,2%).

E’  quanto emerge dalla ricerca Empty Pack Survey (EPS) relativa al quarto trimestre del 2019, commissionata da JTI e condotta da IPSOS, in Italia continua il fenomeno del commercio illecito di sigarette con il 5,6% del totale dei pacchetti in circolazione sul nostro territorio chenon contribuiscono alle casse dello Stato provocando un danno causato dal mancato pagamento delle dovute accise e imposte. Di questi, circa l’1% sono risultati contraffatti: utilizzano cioè illecitamente un marchio registrato con lo scopo di trarre in inganno il consumatore ed evadere le tasse. La crescita è esponenziale se si considera che nello stesso arco temporale del 2018 il dato era dello 0,2%: in meno di 12 mesi si è quindi registrato un incremento quasi del doppio.

“Monitoriamo costantemente il trend dell’illecito nel tabacco in quanto fenomeno molto grave che colpisce l’industria, incide sulle casse dello Stato in quanto rappresenta un mancato incasso in termini di gettito fiscale e, non in ultimo, mina la tutela di una filiera che nel nostro Paese conta oltre 200.000 lavoratori. II mercato illegale, inoltre, favorisce la criminalità e comporta maggiori rischi di chi si espone a prodotti di dubbia provenienza” commenta Lorenzo Fronteddu, Direttore Corporate Affairs and Communications di JTI Italia. “Per questa ragione JTI conferma la disponibilità ad affiancare le Istituzioni per garantire la sostenibilità del comparto e l’attrattività del sistema Paese per gli investimenti, partendo da una revisione dell’attuale sistema normativo della tassazione del tabacco, con l’obiettivo di definire una nuova proposta basata su un approccio programmatico”.

Le ultime stime della Guardia di Finanza indicano che il commercio illecito produce un danno erariale pari a 700 milioni di euro l’anno. Secondo le rilevazioni della Commissione Europea[1], l’impatto del mercato illegale è stimabile a circa 10 miliardi di euro all’anno che vengono persi nelle entrate fiscali dei paesi della Comunità Europea.

La ricerca EPS

La ricerca EPS analizza su base trimestrale i pacchetti di sigarette abbandonati per le strade italiane per verificare i prodotti non conformi e che dunque non contribuiscono al gettito erariale italiano. Si tratta dei cosiddetti prodotti “non domestici” di cui fanno parte le sigarette contraffatte, di contrabbando (dirottate dalla rete legale di vendita da organizzazioni criminali) e di marche definite illicit whites, cioè sigarette prodotte legalmente nel Paese di produzione, dove il consumo é minimo se non inesistente, ed esportate per essere vendute in modo illecito in altri paesi tra cui l’Italia senza il pagamento delle dovute accise e imposte.

Andamento commercio illecito nelle città italiane

Il commercio illecito divide in due l’Italia: il nord e il sud si contendono il primato.  Entrambi in testa nelle prime dieci posizioni con percentuale al di sopra della media nazionale del 5,6%.

La ricerca EPS restituisce anche lo spaccato locale del traffico illecito in Italia evidenziando le 10 città maggiormente colpite dal fenomeno. Al primo e settimo posto rispettivamente Trieste (29%) e Udine (15%), zone di confine, snodi di flussi e scambi commerciali, legali e non. La classifica scorre fino all’ottavo posto con le aree del napoletano in testa: Giugliano in Campania (24%), Casoria (18,3%), Napoli (18%), Torre del Greco (16,7%), Pozzuoli (15%) e Marano di Napoli (11,7%) zone storicamente influenzate dal ruolo della criminalità organizzata e dalla presenza, inoltre, sia di magazzini sia di centri di produzione di sigarette destinate alla vendita e alla distribuzione su tutto il territorio nazionale, come testimoniato dai recenti sequestri da parte della Guardia di Finanza. In misura minore, ma comunque rilevante, si registrano numeri importanti di mercato illecito nelle città del nord-est, tra queste: Padova (9,2%) e Trento (9%) si classificano al nono e decimo posto.

Le successive 10 posizioni sono occupate da città che riflettono lo stesso trend, ovvero un rapporto bilanciato del fenomeno del commercio illecito tra nord e sud del Paese.

All’undicesimo e dodicesimo posto si registrano Brescia (8,1%) e Palermo (8,1%) seguite da Taranto (8%), fotografando situazioni analoghe tra capoluoghi in regioni geograficamente distanti tra di loro. Milano (5,9%) e Roma (5,7%) si contendono lo stesso risultato in classifica, attestandosi rispettivamente al 19esimo e 20esimo posto.