PALERMO. Da oggi gli imprenditori associati a Confartigianato che pagano il pizzo senza denunciarlo saranno sospesi, mentre saranno espulsi quanti continuano a essere collusi con organizzazioni criminali.
Sono le principali novità del codice etico presentato oggi alla Camera di commercio di Palermo. Quattro articoli che stabiliscono, tra le altre cose, di “segnalare tempestivamente agli organi competenti abusi e pressioni da parte di organizzazioni illegali e mafiose; supportare chi denuncia il racket e diffondere la cultura della legalità attraverso iniziative sul territorio”.
“Un ruolo chiave è affidato ai dirigenti e ai candidati alle cariche associative – ha detto Giorgio Guerrini, presidente nazionale di Confartigianato – che non devono avere subito condanne per reati dolosi contro lo Stato, l’Ue e il patrimonio, né avere procedimenti penali in corso. Devono inoltre dimostrare con i certificati di avere fedina penale pulita”.
Interpellato sul ‘ritardo’ rispetto al codice varato qualche anno fa da Confindustria Sicilia, Guerrini ha risposto: “Prima d’ora in Sicilia non c’era un gruppo dirigente sensibile. Oggi la rappresentanza siciliana guidata dal presidente regionale Filippo Ribisi è credibile”. “La vera novità del codice sta nel voler fornire un esempio alla pubblica amministrazione e alla classe politica regionale – ha detto Ribisi -, non è possibile che oggi siamo rappresentati da un parlamento regionale composto da 27 indagati su 90. La politica e le pubbliche amministrazioni si devono dotare di un codice etico”.
“Affermare che è illegale subire l’imposizione del pizzo – ha detto il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo – è un atto di forte eticità”. “Siamo lieti che questi esempi partano dalla Sicilia – ha aggiunto Roberto Bertola, presidente commissione Abi Sicilia – per portare altrove una sensibilità al fenomeno mafioso che è ancora sottovalutata”. “Alcuni anni fa ho denunciato i miei estortori – ha detto Valeria Grasso imprenditrice palermitana che vive sotto scorta – Che ora sono stati arrestati, ma dal carcere hanno continuato a creare problemi nel lavoro e nel maggio scorso sono stata portata in una località protetta. Al ministro Cancellieri e al nuovo governo chiediamo di essere pronti ad accogliere le richieste di aiuto lanciate dagli imprenditori. E’ importante far capire che a differenza di prima non vale più il principio malsano per cui pagare il pizzo costituisce il rischio minore”.