Presidente, partiamo dalla situazione economica complessiva. Voi costruttori (insieme ai vostri colleghi siciliani) avete fatto un aspro comunicato per chiedere interventi. Ed è passato più di un mese: è cambiato qualcosa?
La situazione è in stallo. Ho chiesto ancora una volta un incontro con i rappresentanti del governo della regione. Vogliamo che l’assessore ai lavori pubblici partecipi a un nostro consiglio direttivo affinché vi possa essere un dialogo diretto con gli imprenditori e lui capisca le difficoltà del settore e dell’intero sistema. Noi diciamo alla giunta regionale, tutta: dovete comunicare agli imprenditori quello che state facendo.
Ma lei ha chiesto un incontro con il presidente Giuseppe Scopelliti?
Abbiamo fatto una richiesta pubblioca e credo che possa bastare. La nostra è un’associazione di iomprenditori rappresentiamo le categorie produttive di questa regione e intendiamo farci rispettare. Credo sia profondamente sbagliato relazionarsi con la politica con il cappello in mano. Il 15 luglio avevo chiesto un incontro e nessuno mi ha scritto o telefonato. Nulla, nessun segnale. Ripeto: io non vado con il cappello in mano da nessuno.
Cosa vorreste dire al governatore?
C’è un allarme che riguarda la quota di spesa del Por Calabria e poi ci sono i temi che riguardano da vicino il sistema delle costruzioni.
Dica, dica pure. Per esempio?
Per esempio il bando da 160 milioni sull’edilizia sociale. Che è fermo. Il Tar ha dato ragione alle imprese che hanno presentato ricorso e se anche il consiglio di Stato darà loro ragione c’è il rischio che la regione debba pagare 30 milioni di danni. E poi…
E poi?
Quei soldi (erano prima 190 milioni) dovrebbero arrivare dallo Stato. ma noi ci chiediamo: in questo momento di crisi finanziaria lo Stato è disposto a dare dei soldi a una regione che non riesce a spenderli?
Certo l’obiezione ha un suo fondamento.
La situazione, io dico, è grave. Loro rispondono che stanno programmando. Ma con chi? Si vogliono confrontare con noi, con gli imprenditori?
C’è un tema importante che riguarda voi costruttori calabresi: quello della legalità e della collusione con la ‘ndrangheta. Come lo state affrontando?
L’Ance a livello nazionale ha recepito, con un voto a maggioranza, il Patto di legalità di Confiondustria. Quello stesso patto sarà adottato in Calabria. I provvedimenti saranno conseguenti. Non c’è alcun dubbio.
Significa anche espulsione per chi non denuncia e per i collusi?
Nella nostra associazione vogliamo solo imprese pulite e corrette.
Va detto intanto che sul fronte della legalità c’è ancora molto da fare. Ancora qualche giorno fa il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone metteva l’accento sul fatto che le denunce fossero ben poche.
Io credo e non da ora che la cosa migliore sia quella di denunciare il racket mafioso e le collusioni criminali: è giusto e opportuno. Ma lo Stato, dico nel contempo, deve fare la sua parte.
Mi pare che lo Stato sta dimostrando di voler fare sul serio.
Sul fronte delle indagini e degli arresti non v’è dubbio. Ma è ad altro che io mi riferisco.
Ovvero?
Parliamo delle white list, degli elenchi di imprese da cui fornirci o cui affidare lavori in subappalto. Sono le prefetture che devono intervenire e non lo fanno. Ma poi noi rischiamo di finire nell’occhio del ciclone per un rapporto con un fornitore sbagliato, magari colluso.
Venga alla proposta.
Noi diciamo: partiamo dalla Calabria, cominciamo a sperimentare qui questo sistema. Non possono essere gli imprenditori a farsi carico delle indagini. Ognuno si deve prendere le sue responsabilità. E non so quanti prefetti hanno la voglia o il coraggio di fare questo tipo di scelte. Ed è solo un pezzo del sistema che dovrebbe fare il proprio dovere e non lo fa.
L’altro pezzo qual è?
Vogliamo parlare delle banche? Lei lo sa quanti imprenditori che hanno denunciato il racket si sono poi ritrovati con i conti in difficoltà?
Quanti?
Parecchi, troppi .
E allora che si fa?
Noi stiamo provando a cambiare. Io sto creando un collegamento tra l’Ance Calabria e l’Ance Lombardia. Vogliamo provare ad avviare le white list in maniera sperimentale alleandoci. Anche perché tutti sanno che l’altra grande parte dell’illegalità e della contaminazione mafiosa nel settore delle costruzioni riguarda i lavori privati. Così, chi lavora nel pubblico viene passato al setaccio e radiografato costantemente mentre chi decide di farsi la sua lottizzazione e di costruire magari decide e decine di appartamenti non riceve alcun controllo.
Cava (Ance Calabria): "Per battere i collusi con la ‘ndrangheta servono le white list"
Si dice pronto e già impegnato contro il racket e le collusioni con la ‘ndrangheta ma chiede allo Stato un impegno maggiore sulle cosiddette white list, gli elenchi con l’indicazione delle imprese sane e non contaminate dalla ‘ndrangheta cui è possibile rivolgersi per le forniture, i subappalti ecc. Lancia l’ennesimo appello al presidente della regione Calabria affinché siano sbloccati quei provvedimenti che possono ridare fiato al settore delle costruzioni in particolare e all’intero settore industriale della regione. Francesco Cava, presidente dell’Ance Calabria, l’associazione degli imprenditori edili, reggente di Confindustria Calabria in attesa che venga eletto il nuovo presidente, è alle prese con una serie di nodi da sciogliere e difficoltà che hanno investito le imprese della regione e in qualche caso anche l’associazione.
capisco
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