Carlo Buttaroni, il sondaggista che aveva visto giusto

Intervista copiata da Articolo 21 che ci permette di capire cosa è successo alle elezioni politiche. Soprattutto a sinistra.
 

di Tania Passa
Carlo Buttaroni, sociologo e politologo, è direttore di GPF, l’Istituto di ricerca e consulenza strategica fondato da Fabris, e Presidente della  Tecne, società di studi e ricerche nel campo socioeconomico. Anche questa volta i suoi numeri hanno centrato il risultato elettorale, per questo con lui abbiamo cercato di capire il voto politico.
Lei ha, anche questa volta, centrato l’esito elettorale. Può dirci cos’è che consente una fotografia reale del paese. Il campionamento , la conoscenza dell’elettore o la sua storia ?
I sondaggi sono uno strumento importante dell’analisi sociale. Come tutti gli strumenti occorre rigore scientifico nella costruzione del campione, nella formulazione del questionario, nell’analisi dei dati, nei modelli che si usano. Ma, oltre a questo, è altrettanto importante capirne il senso e l’intrinseca coerenza, conoscere il racconto sociale dell’universo che si sta osservando. I numeri da soli non dicono nulla. E’ il racconto casomai che prende forma attraverso la loro interpretazione e non viceversa. Altrimenti sarebbe come piegare la realtà a ciò che interessa l’osservatore.
Le elezioni hanno sancito un cambiamento tale nel paese da poter parlare di terza repubblica. Sono rimasti 5 partiti e purtroppo sono spariti partiti importanti . L’elettore italiano cosa chiedeva?L’essenza della politica è nel soddisfare i bisogni illimitati delle persone con risorse, invece, assai limitate. Compito della politica è fare delle scelte e definire delle priorità. Non sono tanto le domande dei cittadini ad essere importanti ma le risposte che la politica offre come prospettive e programmi.
I programmi del centrosinistra e centrodestra  hanno compreso le priorità che chiedevano gli italiani?
Innanzi tutto PD e PDL non avevano programmi simili come molti analisti, invece, hanno detto. Al contrario, le risposte alle sollecitazioni che arrivano dalla società erano molto diverse. E’ il desiderio di soddisfare tutti attraverso una comunicazione onnivora che sfuma le differenze che li fa apparire uguali, è il voler soddisfare tutti che li rende simili. Ma Berlusconi e Veltroni non sono la stessa cosa. Hanno idee diverse e una visione diversa del governo della società
Quale è stato allora l’errore del PD nelle risposte?
Come ho già detto c’è stata confusione nella comunicazione, l’identità, la rappresentanza sociale del PD è apparsa troppo sfumata, mancavano le scelte concrete, quelle che fanno pensare ad un elettore “mi conviene”. E questa convenienza a cui ho fatto riferimento non è solo quella individuale ma anche quella sociale. Può sembrare strano ma la maggioranza degli italiani è disposto a pagare più tasse per avere servizi migliori, più efficienti e disponibili per chi ne ha veramente bisogno. Purtroppo però, anche a sinistra, prevale l’idea dell’individuo isolato che pensa solo al proprio tornaconto personale. Ma dimenticano la principale natura dell’uomo che è quella di essere un animale sociale.
In cosa il PDL è stato più chiaro?
Ha dato risposte semplici e concrete che andavano ad incidere sulla vita della gente. Basti pensare alla proposta  del pagamento dell’IVA che passerebbe dalla competenza alla cassa, migliorando la gestione economica del popolo sterminato delle piccole imprese. O l’abolizione del bollo auto, una tassa iniqua come tutte le imposte che non hanno proporzionalità.
Dove sono andati i voti della sinistra italiana?
Analizzando i flussi posso certamente affermare che il PD è un partito più a sinistra del 2006, ed è importante sottolinearlo, perché il passaggio di voti non ha tolto di mezzo gli elettori di sinistra, ma essi hanno scelto il PD. La domanda di sinistra vorrei specificarlo , nel Paese  rimane intatta .
I cattolici chi hanno votato?
I cattolici votano come tutti gli altri. La fede è una faccenda privata. Peccato che i politici questo non l’abbiamo ancora capito.
La Chiesa ha capito prima della politica quello che stava accadendo?
Infatti, ha riempito i vuoti che la politica da troppo tempo ha lasciato vuoti.
Il PD aveva un bacino di circa 12 milioni di voti nel 2006 e rimane sui 12 milioni , questi elettori sono di centro o di sinistra?
Sono  di sinistra certamente, vede  nei sondaggi io ho avuto la sinistra molto bassa per lungo tempo poi c’è stata una crescita ed un calo netto il giorno elezioni. Il PD ha cambiato la sua base elettorale rispetto all’Ulivo del 2006 perché molti elettori dei verdi, del PDCI e di Rifondazione hanno scelto il PD. E di questo Veltroni ne dovrà tener conto.
Questo pone molte responsabilità al Pd
Il vero esito politico di questo voto è un Parlamento unico in Europa ove non c’è la sinistra e un partito con un chiaro riferimento al Partito socialista europeo. E il Pd è  un partito al bivio tra socialismo e riformatori di area non socialista. Un nodo che prima o poi dovrà essere sciolto.
Tutto ciò richiede risposte nuove ?
Nelle sedi istituzionali la sinistra radicale e ambientalista non ha rappresentanti e questa enorme parte della cittadinanza non può essere esclusa. Il Partito Democratico deve essere molto bravo nel dare voce a questa parte della società altrimenti i rischi saranno altissimi.
Si riferisce agli anni 70’?
Si, ricordo che negli anni 70’ il  PCI e la DC si ponevano il problema di dare risposte e voce ai movimenti giovanili e studenteschi , ricordo la nascita di Democrazia Proletaria e esponenti che trovavano riferimento sia nella DC che nel PCI.
Quindi la priorità del PD è dare voce alla sinistra
Si senza dubbio e lo deve fare per il bene del Paese, al nuovo bisogna dare voce e spazio, penso ad esempio al tema dell’informazione.
Per  il Pd la scelta a tutela del paese è entrare nel Pse?
Credo di si. Per lo meno lo è per gli elettori del PD.
Al nord il pd perde dove l’ulivo vinceva perché?
Per le stesse ragioni che dal 94’ in poi motivano il voto amministrativo e lo condizionano. Quando c’è un governo nazionale di un certo colore le scelte amministrative vanno nella direzione opposta.
Il voto romano ?
Rispecchia la politica che non piace gli elettori  e si sappia che i cittadini non sono incompetenti o distratti. Rutelli è stato uno straordinario Sindaco ma la sua ricandidatura è stata vista come un’operazione verticistica, un giro di poltrone. Questo ha pesato sul voto romano.