Avvocato, candidato a sindaco, consulente dell’Azienda siciliana trasporti e accusata di aver rivelato notizie per favorire il boss latitante dell’agrigentino Giuseppe Falsone. Gaetana Maniscalchi, 37 anni, detta Lucia, già candidata alla carica di primo cittadino di Naro in provincia di Agrigento (sostenuta da Forza Italia e An) e sconfitta da Maria Grazia Brandara (Udc), è finita in galera. Ma resta iscritta all’ordine. Il consiglio, che in un primo momento ne aveva annunciato la sospensione, ha deciso di soprassedere in attesa della comunicazione sulla reale accusa nei confronti dell’avvocatessa da parte della Procura di Palermo. Così, ancora una volta in caso di accuse nei confronti di professionisti di aver aiutato la mafia l’Ordine (in questo caso quello di Agrigento) si appella all’ipergarantismo e sospende la procedura. In attesa che si formalizzi la comunicazione resta la sostanza, così come riportata da tutti i giornali, di un’accusa pesante nei confronti di una giovane professionista che avrebbe rivelato l’esistenza di indagini volte alla cattura di Falsone, pericoloso latitante ed esponente di spicco di Cosa nostra agrigentina alla macchia dal 1999. Lucia, l’avvocato, avrebbe rivelato notizie riservate a Giuseppe Sardino, ex consigliere comunale di An a naro, ritenuto dagli inquirenti l’uomo che avrebbe favorito la latitanza del capomafia agrigentino: a 150 metri dalla sua abitazione la polizia ha scoperto il covo in cui si sarebbe rifugiato Falsone nell’ultimo periodo.