Non pensavo di essere l’unico e devo dire la verità non mi consola essere in compagnia. Ti scassano la macchina e la cosa ti fa un po’ rabbia, molta rabbia per essere precisi, e ti sfoghi. E il fatto che sia accaduto due volte in otto mesi, il fatto che non abbiano rubato niente, che abbiano solo fatto un danno (non irreparabile per fortuna) pone questioni risolvibili e chiare: avevano già provato con l’altra auto, ci stanno provando con questa. A fare cosa? “A rubarla” mi ha detto con chiarezza un signore che ho incontrato. E’ un metodo, un sistema: la segnalano poi vengono a prenderla.
Ovviamente mi dà fastidio chi minimizza, chi dall’alto del suo cinismo magari professionale racconta, in breve, di una situazione diffusa di zone franche a Palermo: mi piacerebbe certo leggere una serie di inchieste sul tema, fatte da bravi giornalisti che cercano di capire, indagare, comprendere perché ormai Palermo sia diventata una geografia di zone franche della criminalità (mi candido a occuparmene anche se il mio settore di solito è un altro). Ma è un tema che riguarda la mia professione e questa cosa, il buco nel vetro della mia macchina, non credo affatto che abbia nulla a che vedere con il mio lavoro ma ha piuttosto a che vedere con una generale situazione di criminalità diffusa e aggressiva. Su Repubblica Palermo ho letto un ottimo pezzo di Giada Lo Porto sull’emergenza borseggi nel centro storico della città. Poveri turisti. Ora i commercianti pensano ai vigilantes. La sconfitta dello Stato comincia da qui.
Alla Zisa, quartiere dove abito io, e in particolare nei paraggi di Corso Finocchiaro Aprile (Corso Olivuzza) è ormai diventata una costante: alla famiglia di un professionista hanno rubato la macchina due vole, due volte lo scooter e un terzo tentativo di rubare un altro motore di grossa cilindrata non è riuscito per un caso, diciamo, fortuito. Ma le storie sono veramente tante e quotidiane. Rubano di tutto: auto di grande e piccola cilindrata, scooter e così via. Viene il dubbio che ci sia un basista e che il tutto sia portato avanti scientificamente da una banda organizzata e in grado di pianificare tutto. Immagino che anche altrove sia così ma bisognerebbe capirne di più: i magici sistemi delle forze dell’ordine potrebbero per esempio cercare di capire, guardando le denunce in banca dati, le zone, la tempistica dei furti, la tipologia di auto rubate o cercare altri dati. Con l’intelligenza artificiale si può far tutto, forse anche un’analisi del crimine un tantino più dettagliata.
Ma forse non interessa a nessuno (un tempo interessava ai cronisti di nera capire alcune cose, oggi nemmeno a loro). E’ un’emergenza di ordine pubblico? La volete chiamare in un altro modo? Corso Olivuzza è già il regno di abusivi di vario genere ora si sta confermando “zona franca” della criminalità. E credo siano nelle stesse condizioni altre, ampie, aree della città. Almeno da quello che vedo sui social. Il nuovo questore, persona accorta e grande investigatore, avrà sicuramente intuito che siamo sulla china sbagliata. Se non ci ha già pensato mi permetto di aggiungere una cosa: non è un problema di uomini sulle strade ma di indagini fatte con intelligenza perché a Palermo nulla si muove come motore immobile ma tutto rientra in una logica precisa: se non c’è la mafia di mezzo c’è la logica di bande criminali che operano su mercati di un certo tipo che bravi investigatori non avranno problemi a individuare.
Il nuovo prefetto avrà già capito che magari al prossimo Comitato provinciale è il caso di parlare anche di questo che non è mafia ma fenomeno premafioso, collaterale, subdolo, in grado di danneggiare lo sviluppo di una città che prova in tutti i modi ad accreditarsi in modo diverso.
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