di Nino Amadore
C'è una scuola a Crotone che cerca la legalità. E' un istituto comprensivo ospitato in un edificio moderno: si vede che è stato costruito da pochi anni. E si vede anche che i progettisti si sono poco curati della funzionalità dell'edificio scolastico: un bell'androne che poteva essere usato per rappresentazioni e incontri nella bella stagione è fuori uso per problemi legati allo scolo delle acque, mi sembra di capire. Qui il dirigente scolastico, un donna dai forti caratteri espressivi, una donna coraggio che affronta quotidianamente sacrifici enormi per sopravvivere in una scuola pubblica disarticolata dalla foga criminale della politica, prova a spiegare con l'esempio il rispetto delle regole a una massa di alunni abituati alle "novembrine" che prendono il nome dal costume barbaro nell periodo di novembre (appunto) in cui è ormai costume fare atti vandalici buttando la puzzolente creolina o altre sostanze nelle aule scolastiche per costringere la scuola a chiudere per settimane. Vacanze rubate.
L'inciviltà diventata regola che gli insegnanti provano a ribaltare: qui la normalità è rivoluzione più che altrove. Qui vi è stato il confronto, venerdì scorso, sulla Calabria sottosopra, un libro che vuole essere una provocazione ma che qui, di fronte a una cinquantina di ragazzi che seguono in silenzio i discorsi dell'ospite, che ascoltano (a volte con scetticismo) i discorsi sul coraggio, la necessità di cambiare, il dovere di rispettare gli altri e i luoghi in cui si va per studiare, la necessità di dire la verità e di denunciare i criminali. Ma nello stesso tempo i ragazzi hanno manifestato, implicitamente, il senso di sfiducia nei confronti dello stato, la forza dirompente e negativa di una classe dirigente che non riesce a dare un esempio vero, l'assenza del merito. "Lei, denuncerebbe un criminale mettendo a rischio i suoi cari?" mi è stato chiesto. Già: una domanda che mi si ripresenta perennemente.ma c'è un modo diverso per costruire un futuro migliore? E' proprio necessario stare sempre con la speranza che siano gli altri a intervenire? Si parla dello Stato dimenticando che il nostro è uno stato liberale in cui i protagonisti siamo noi, i cittadini che dobbiamo difendere noi stessi. Altrimenti qualcuno (che già vorrebbe farlo da tempo) potrebbe proporci uno Stato padre e padrone, che ci dice cosa dobbiamo fare e non fare, che ci libera dai magistrati fastidiosi e ci dà leggi e regole secondo il suo giudizio di "benevolenza". Uno stato autoritario che è diventato il modello per certi politici che non hanno idea del bene comune ma conoscono benissimo il bene personale e soggettivo proprio e dei loro amici. Così ho pensato che oltre alla Calabria sottosopra c'è un'italietta sottosopra, capovolta di fronte alla decenza, di fronte al senso di civiltà. E quei ragazzi nella scuola di Crotone (liceo artistico+geometra) sono figli di quest'altra italietta fallita che si affida alla cialtroneria di uno e se a uno di loro chiedi di dire chi è stato l'artefice della "novembrina" e dunque del gesto vandalico ti risponde che "lui non fa la spia perché chi fa la spia non è figlio di Maria" con una interpretazione della religione a uso dei deficienti e degli omertosi. Perché la chiesa, con tutti i difetti che in Calabria spesso emergono in tutta la loro durezza, ha sempre parlato di verità: il verbo cioè Dio è verità e giustizia. Comincino a dirlo di nuovo nelle parrocchie del Crotonese e in tutte le parrocchie del mondo che verità e giustizia sono alla base di tutto. E che le mafie e gli oligarchi di regime vogliono toglierci verità, giustizia e libertà. Si ricominci a parlare di queste cose anche a scuola. Anche in quella scuola dove qualche docente va dicendo ai ragazzi che non si parla di politica a scuola, andando dietro alle predicozze anche televisive del premier e di qualche ministro dei suoi. E invece a scuola di politica bisogna parlare, perché è a scuola che si impara il senso più alto della politica, della competizione, del governo e dell'amministrazione. La donna dirigente scolastico allarga le braccia perché capisce che qualche docente è diventato più realista del re. La scuola è l'Istituto E. Santoni di Crotone, la dirigente è Rosanna Barbieri, un'altra donna che lotta ogni giorno per rimettere in piedi la sua terra. Con coraggio.
http://www.santonicrotone.it/