CATANIA-Torna all’attenzione del Tribunale di Catania la vicenda che riguarda il consorzio di autotrasporto Setra di cui i magistrati catanesi avevano disposto qualche mese fa il sequestro per truffa allo Stato. Un’ordinanza che era stata annullata dal Tribunale del riesame cui i titolari delle aziende consorziate si erano rivolti. Il pubblico ministero etneo Antonino Fanara a sua volta aveva proposto ricorso in Cassazione la quale si è pronunciata nelle scorse settimane e ha annullato l’ordinanza del Riesame: i giudici dunque si dovranno pronunciare di nuovo sul sequestro. L’udienza è stata fissata per il 12 marzo. Fino a quel momento il Consorzio Setra resta dissequestrato. E ciò ha un valore cruciale per le vicende della mafia catanese poiché tra i soci del Consorzio ci sono i fratelli (Luigi, Filippo e Rosario) di Francesco Riela, il titolare dell’omonima azienda di autotrasporto e logistica con aveva sede a Misterbianco ed è stata sequestrata dallo Stato per mafia nel 1993 e definitivamente confiscata nel 1999, Vincenzo Carelli, rappresentante del consorzio Setra service che gli investigatori hanno definito “storico consulente del lavoro delle aziende del gruppo Riela”; Filippo Intelisano, rappresentante legale fino al dicembre del 2007 della Cargo service e figlio di uno dei presunti reggenti della cosca Santapaola, Giuseppe Intelisano, noto come Pippu u’ niuru (Pippo il nero) detenuto in regime di 41 bis; Giuseppe Spina, rappresentante legale della New style log; e Giovanni Borzì, Salvatore Lombardo, e Gianluca Vinci, titolari delle rispettive omonime ditte individuali.
Praticamente grazie a questo consorzio, ritenuto una società fotocopia di quella sequestrata (per un periodo ha avuto persino la sede operativa accanto alla Riela) la mafia avrebbe continuato a operare in un settore che per Cosa nostra è strategico, soprattutto in provincia di Catania, tanto quanto quello del calcestruzzo lo era per la mafia trapanese che ha provato in tutti i modi a riappropriarsi della Calcestruzzi Ericina. Del resto anche la gestione della Riela Group non è stata priva di ombre anche nel recente passato: è finito anche nei guai l’amministratore giudiziario dell’azienda sequestrata, l’ex presidente dell’ordine dei commercialisti di Catania Gaetano Siciliano, condannato in primo grado per essersi autoliquidato da amministratore una parcella di 381mila euro.
Secondo l’accusa la Riela Group, oggi con sede operativa a Belpasso (sempre in provincia di Catania) è stata piano piano svuotata dalla Setra che si è appropriata dei clienti ponendo le basi per fare diventare il consorzio, grazie alla posizione creditoria, unico e titolato possibile acquirente per l’acquisto della società al momento della vendita da parte dello Stato. Così, secondo gli inquirenti (le indagini che hanno portato al sequestro sono state fatte dal Gico della Guardia di finanza), si spiegano i licenziamenti di alcuni dipendenti della Riela subito riassunti dal Consorzio Setra o da aziende vicine. Oggi la Riela ha 24 dipendenti e un fatturato di 9,4 milioni. Ben poca cosa rispetto a quando era la mafia a gestire l’azienda: il prefetto di Catania GiovannI Finazzo ha fatto in modo che le forze di polizia portassero a riparare nelle officine Riela i mezzi. Ma non basta perché nel frattempo i grandi clienti del gruppo, soprattutto imprese del Nord legate alle grandi catene commerciali siciliane, hanno traslocato altrove. Alcune anche nella Setra.