A Carini il padrino applicava il Codice d’onore per amministrare “giustizia”

C’è un unico codice che ancora oggi Cosa nostra riconosce: è il codice d’onore. È un elemento che emerge dall’operazione dei carabinieri di stamattina i quali hanno arrestato una ventina di persone della famiglia mafiosa di Carini in provincia di Palermo. Calogero Passalacqua, classe 1931, boss agli arresti domiciliari replicando i modelli più radicati della cultura mafiosa, oltre a controllare gli interessi illeciti della famiglia, dirimeva controversie, elargiva raccomandazioni, rendendosi disponibile ad ascoltare tutti coloro che lo richiedevano. Secondo i magistrati della Procura antimafia di Palermo «il pizzo sistematico che a cadenza periodica pagavano i commercianti, gli artigiani ed i piccoli imprenditori, era solo vessazione esercitata nei confronti di chi produce, che originava malumore e dissenso. La messa a posto dei lavori pubblici è invece occasione per creare consenso: permette di avvicinare gli imprenditori, ai quali saranno promessi vantaggi in cambio di una tassa. Gli affari si devono concludere senza fare "scrusciu", in sordina, senza far ricorso al sostegno delle armi: tutto si deve svolgere in immersione, sott’acqua».

È sempre il padrino che pronuncia il verdetto finale nei casi in cui la cosca decide di intervenire. La famiglia mafiosa tiene molto alla propria immagine e la tutela agli occhi della popolazione per proteggere, dicono gli investigatori, «la forza del vincolo associativo». E i mafiosi intervengono per tutelare i soggetti che, danneggiati o minacciati, si rivolgono agli uomini d’onore per farsi tutelare.
È il caso del titolare di un esercizio pubblico del centro di Carini, un bar, che si rivolge ai mafiosi per avere giustizia di un furto subito presso il proprio deposito.
E i mafiosi individuano in uno dei dipendenti del bar l'autore del furto. Il comportamento viene giudicato particolarmente grave da parte degli uomini d'onore locali: "dove ti danno da mangiare e bere………" "è sbagliato l'ho capito però… ma è vero…." "..dove si mangia e si beve gli si va a rubare?".
Nelle conversazioni intercettate riportano di aver "preso" il dipendente infedele e di averlo portato in montagna dove è stato giudicato secondo le regole del codice d'onore.
Lì il responsabile è posto di fronte alla vittima del furto. Per il ladro è già pronta una fossa per occultarne il cadavere. Due gregari commentano ironicamente l'accaduto: "non lo so che aveva comprato l'escavatore, so che siccome vuole fare fossi…capisci? per questo……" "..come vuole fare fossi?" " ..so che vuole fare fossi perciò, perciò per fare questo lavoro ci… ci vuole l'escavatore".
Ma il colpo di scena finale conclude la vicenda con un lieto fine. Il ladro invoca il perdono del datore di lavoro: "…però non è che piangeva per paura, piangeva come un bambino per il fatto della vergogna perché dice, per la brutta figura che ha fatto, dice, perchè quello aveva una fiducia da morire..". Il titolare del bar, in virtù del rapporto di affetto che lo lega da anni al dipendente infedele, lo perdona baciandolo sulla guancia e non lo licenzia tenendolo a lavorare ancora al suo fianco: "tutti possiamo sbagliare nella vita, o no? o sbaglio Fra.. allora Pietrì, per come si è comportato, lui quando si….. perché giustamente si meritava di essere licenziato.. oh, ha risposto, e dice "no, siccome è padre di famiglia e cose, sta da lui, ha due figli, fallo lavorare" prende e dice… "va beh", dice "chiedo scusa" dice e dice e se lo è chiamato per baciarlo."
E c’è poi il caso di un attentato fatto a un carinese e un rumeno colpevoli di aver minacciato un altro rumeno per costringerlo a far prostituire la moglie. Il fatto, che già di per sé è meritevole di censura e di intervento da parte dei mafiosi, in quanto contrario alle regole di buon senso comuni: "..tipo quelli……. di la fuori che fanno i magnacci che…" "ah! razza inutile, ma inutile" "ma a lui, dovrebbe dire, ma, minchia a me piacerebbe se fosse la cosa inversa contro di lui…". La situazione impone una reazione ancor più incisiva da parte della famiglia mafiosa locale in quanto i due soggetti in questione hanno vantato di godere dell'appoggio della stessa consorteria, che da comportamento dei soggetti in questione ha ricevuto un notevole danno all'immagine nei confronti della popolazione locale: "specialmente già, quando c'è pure il nome che uno….che fai scherzi? .. ma come non l'hai capito questo intrallazzo? perchè non butta il sangue!". Al fine di punire i due e di mostrare alla popolazione l’estraneità dei soggetti e dei loro comportamenti alla famiglia mafiosa, viene eseguito il danneggiamento a mezzo incendio delle rispettive autovetture.