L’ex responsabile del servizio vigilanza sugli appalti della Regione siciliana sarà processato per aver fatto il suo dovere. Il prossimo 27 aprile, festa di santa Zita vergine, alle 9, l’ex dirigente della Regione siciliana Vincenzo Pupillo oggi direttore dell’Istituto case popolari di Palermo, dovrà comparire in giudizio di fronte alla Terza sezione del giudice monocratico del Tribunale di Palermo.
Le accuse per l’ex dirigente della Regione siciliana
Un atto di citazione che porta la firma del sostituto procuratore Alfredo Gagliardi e arrivato al termine di un’inchiesta che risale, da quel che si comprende dal numero del registro generale notizie di reato, al 2018. Parte offesa, in questo procedimento, Giovanni Rizzari , ingegnere a suo tempo consulente dell’Asp 6 di Palermo. Pupillo è, si legge nel decreto di citazione a giudizio, imputato del reato previsto dagli articoli 81 del Codice penale e 167 comma II del decreto legislativo 196/2003: in pratica Pupillo è accusato di aver violato il Codice della privacy “al fine di trarre per sé o per altri profitto ovvero di arrecare danno all’interessato, procedendo al trattamento dei dati personali”. Secondo l’accusa Pupillo, con più “atti esecutivi del medesimo disegno criminoso, inviava dal proprio account di posta elettronica istituzionale diverse mail indirizzate alla segreteria del presidente della Regione siciliana, al segretario generale della Regione siciliana, al distretto di Palermo dell’Avvocatura di Stato, all’Autorità nazionale anticorruzione, al responsabile prevenzione e trasparenza della Regione siciliana, alla procura regionale siciliana della Corte dei conti, alla direzione generale dell’Asp 6 di Palermo e al dirigente generale dipartimento tecnico della Regione siciliana, con cui, sostiene il magistrato – comunicava per propri fini personali di rivalsa dati giudiziari riguardanti la parte offesa Giovanni Rizzari, trattando così illecitamente dati personali”.
La mail incriminata
E quali sono questi dati? Lo spiega sempre il magistrato: allegati alla mail inviata dal Pupillo vi erano il decreto di citazione a giudizio innanzi alla Sezione penale del giudice di pace di Palermo per l’udienza del 16 gennaio 2018 con imputato Giovanni Rizzari per il reato di diffamazione nei confronti dello stesso Pupillo e l’atto di denuncia querela presentato da Pupillo contro Rizzari. In pratica, sembra di capire, Pupillo ha inviato atti che riguardano se stesso in quanto parte offesa e dunque Rizzari in seconda battuta. Ma al di là di questo aspetto per così dire formale, la vicenda è piuttosto complessa e intricata e va raccontata nel dettaglio.
Pupillo rimosso perché “indagava” su Candela e Damiani
Va detto, per esempio, che Pupillo è stato a capo del servizio della Regione siciliana che si occupa della vigilanza sugli appalti, servizi e forniture alla pubblica amministrazione ed è stato colui che ha acceso con ampio anticipo sui magistrati un faro su Antonino Candela e Fabio Damiani, due manager arrestati con l’accusa di aver incassato mazzette in cambio di interventi sugli appalti della sanità. Ha fatto veramente scalpore l’accusa di corruzione per Candela che era considerato un simbolo della lotta alla corruzione. Perché poi detta così, con la semplice narrazione dell’atto di citazione, sembra un banale conflitto tra due professionisti (Pupillo è architetto) e invece non è affatto così. In quella famosa mail inviata a una serie di rappresentanti istituzionali, tra cui il presidente della Regione, Pupillo chiedeva che la Regione “valutasse la possibilità di costituirsi parte civile nel procedimento a carico di un consulente dell’Asp 6 che seguiva l’appalto dell’ospedale di Palazzo Adriano e mi aveva diffamato” ha raccontato Pupillo in un’intervista rilasciata al giornalista Giuseppe Oddo per Business Insider.
Pupillo: “non sono mai stato sentito dal magistrato”
Vicende molto note, ampiamente ricostruite dai giornali soprattutto dopo l’audizione di Pupillo da parte della commissione regionale antimafia guidata da Claudio Fava. Così come sono state sottovalutate le strane coincidenze di questa vicenda: l’inchiesta della procura di Palermo viene avviata su denuncia della parte offesa, ovvero Rizzari, il quale apprende della mail inviata da Pupillo grazie a una comunicazione del dirigente regionale Vincenzo Palizzolo, quello stesso che ha destituito Pupillo dalla vigilanza. Cosa fa Palizzolo? Il dirigente generale del dipartimento tecnico dell’assessorato regionale alle Infrastrutture, in quel momento superiore gerarchico di Pupillo, decide di distruggere la segnalazione in applicazione del Codice della privacy e lo comunica, senza che nessuno glielo chieda e senza che ne abbia dovere d’ufficio, al soggetto che Pupillo ha segnalato. A quel punto l’ingegnere Rizzari prende spunto dalla comunicazione di Palizzolo e presenta denuncia-querela. Il magistrato va avanti fino alla citazione a giudizio di cui abbiamo detto. E Pupillo? “Non sono mai stato sentito” racconta.
Tutto porta all’appalto dell’ospedale di Palazzo Adriano
Sarà probabilmente un caso ma sia Palizzolo che Rizzari compaiono a vario titolo (senza alcuna responsabilità penale) nella vicenda maleodorante dell’ospedale di Palazzo Adriano (Palermo), quella monitorata da Pupillo cui è costata il posto al servizio di vigilanza. In quell’appalto Rizzari compare come consulente tecnico mentre Palizzolo è quello che accoglie le richieste di “ricusazione” presentate da Candela e Damiani e rimuove Pupillo che aveva osato “indagare” sull’appalto. “Fui spostato e sostituito dall’ingegner Giancarlo Teresi che da quello che si legge sui giornali è poi finito agli arresti domiciliari a marzo del 2020 per un episodio di presunta corruzione che nulla a che vedere con la vicenda di palazzo Adriano – racconta Pupillo -. La cosa singolare è che la richiesta di ricusarmi proveniva da due dirigenti sul cui operato avevo in corso un’ispezione per provate irregolarità Erano cioè i vigilati (Candela e Damiani ndr) a chiedere la rimozione del vigilante”. Ma Palizzolo anche questa volta non ha rilevato alcuna incongruenza e ha agito: il giorno dopo il suo insediamento al vertice del dipartimento.
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