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Va avanti il ddl sulle intercettazioni: adottato dalla commissione Giustizia della Camera

La commissione Giustizia della Camera ha adottato il  disegno di legge del governo sulle intercettazioni come testo base e fissa al 21 gennaio il termine per la presentazione degli emendamenti. La  decisione viene presa con i soli voti della maggioranza e con il no del
Pd. Assenti, infatti, i deputati di Udc e Idv. L'intenzione del  centrodestra, spiega il capogruppo del Pdl in commissione Enrico Costa, è
quello di licenziare il testo entro la fine di gennaio per farlo poi  arrivare in Aula entro i primi di febbraio. "Il clima politico - aggiunge -
è favorevole per arrivare ad una proposta che non passi con i soli voti  della maggioranza". Ma se il voto per adottare il ddl del governo come testo base viene  preso all'unanimità da Pdl e Lega, le divisioni restano sulle modifiche
che si intendono apportare. A cominciare da quella suggerita dal premier  Silvio Berlusconi di limitare l'uso delle intercettazioni ai soli reati
di mafia e terrorismo. Su questo punto, infatti, An e Lega non la  pensano come Forza Italia. E sarebbe questo uno dei motivi per cui si è
deciso di fissare al 21 gennaio e non prima il termine per la  presentazione degli emendamenti. Il presidente della commissione Giulia Bongiorno
esprime soddisfazione per l'andamento dei lavori e avverte che anche  lei, relatore del provvedimento, presenterà delle proposte di modifica.
Alcune delle quali terranno conto dei suggerimenti avanzati dal  Procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso nella sua audizione soprattutto
sul fronte della lotta alla crim inalità. Il ddl del governo prevede in  sostanza limiti più severi sui reati per i quali si possono chiedere le
intercettazioni e un freno per i giornalisti che le pubblicano (fino a  tre anni di carcere).
VIA IL MAGISTRATO CHE PARLA TROPPO - La toga che rilascia  "pubblicamente dichiarazioni" sul procedimento che gli viene affidato ha l'obbligo
di astenersi. E dovrà essere sostituito se iscritto nel registro degli  indagati per rivelazione del segreto d'ufficio.
DIVIETO PUBBLICAZIONE - Non si possono più pubblicare gli atti dell'indagine preliminare, o quanto acquisito al fascicolo del Pm o del
difensore, fino alla conclusione delle indagini preliminari o fino al termine  dell'udienza preliminare.
REATI INTERCETTABILI - Possono essere 'spiati' solo quelli con pene dai  10 anni in su, ma anche i delitti per i quali indaga la Direzione
distrettuale antimafia; quelli contro la Pubblica Amministrazione per i  quali è prevista la reclusione non inferiore a 5 anni (ci rientrano
concussione e corruzione); i reati di ingiuria, minaccia, usura, molestia.
LIMITI DI TEMPO - Non si potrà intercettare per più di tre mesi. Per  reati di criminalità organizzata, terrorismo o di minaccia col mezzo del
telefono si può arrivare a 40 giorni prorogabili di altri 20.
AUTORIZZA UN COLLEGIO - Non sarà più il gip, ma un tribunale a dare il  via libera alle intercettazioni chieste dal Pm, e serve un "decreto
motivato, contestuale e non successivamente modificabile o sostituibile,  quando vi siano gravi indizi".
ARCHIVIO RISERVATO E DIVIETO DI ALLEGARE VERBALI A FASCICOLO - Le  telefonate saranno custodite in un archivio presso il Pm.
DIVIETO UTILIZZO IN PROCEDIMENTI DIVERSI - Le intercettazioni non  potranno essere utilizzate in procedimenti diversi da quelli nei quali sono
state disposte. Ad eccezione dei reati di mafia e terrorismo.
CARCERE PER I GIORNALISTI - Chi pubblica le intercettazioni é punito  con l'arresto da uno a tre anni e con un'ammenda da 500 a 1.032 euro.
CARCERE PER CHI DIVULGA - Chiunque "rivela indebitamente notizie  inerenti ad atti del procedimento penale coperti dal segreto" o ne agevola la
conoscenza è punito con al reclusione da uno a cinque anni.(Ansa)

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