Una storia che poteva essere a margine ma che diventa centrale nel dibattito sulla mafia e le iniziative antimafia degli imprenditori siciliani i quali hanno già “perso per strada” . Lui, giovane imprenditore edile, figlio un imprenditore imputato per mafia, che nel corso dell’assemblea della Confindustria di Palermo e di fronte alle accuse delle forze dell’ordine di mancata denuncia da parte degli imprenditori, sale sul palco e dice: “Io sono un pinco pallino qualunque, però sono uno di Confindustria che ha denunciato e la mia storia voglio raccontarla”. Sta anche in questo racconto, da parte di chi paga per scelte del passato almeno sul piano giudiziario e processuale, che dà il senso di una rivoluzione culturale, di un moto di ribellione che porta i siciliani fuori da quella che potrebbe essere ribattezzata la sindrome di mastro don Gesualdo di verghiana memoria, quella cioè di essere sempre vinti, di non saper affrontare i cambiamenti, di soccombere di fronte agli eventi. Ecco allora che il giovanotto, il cui come poco importa a fronte della grandezza della sua denuncia, spiega: “Voglio dire che chi ha un passato oggi ha la grande occasione di giocarsi un futuro diverso. Questo è un fenomeno magico”. E poi aggiunge: “Nel luglio 2006anch’io ho ricevuto una richiesta di estorsione. Un tale è salito nel mio ufficio e mi ha chiesto un pensierino. La mia impresa stava facendo una ristrutturazione in una casa privata e questo significa che tra un po’ ci chiederanno il pizzo anche se dovremo rifare il bagno di casa. Io ho tergiversato, poi ci ho pensato cinque secondi. Quando quel tale è sceso, l’ho seguito, ho annotato il numero di targa della moto con cui si allontanava e sono andato in questura a denunciare. All’ispettore che con grande professionalità ha accolto la mia denuncia ho detto: questa storia la sappiamo io e lei, non ho detto nulla a mia moglie, ai miei genitori, in azienda, né a un avvocato. E così è stato”. Quella denuncia è finita come ulteriore riscontro in un’indagine in corso: “A quel punto – racconta lui – nessuno sapeva niente, ma lui, l’estorsore, i suoi avvocati, dalle carte hanno ovviamente saputo. E questa purtroppo non è cosa evitabile e affronterò anche questa. Spero senza scorta, spero senza che succeda niente. Adesso lo sanno i miei familiari, ma volevo lo sapeste anche voi perché quello zero assoluto nella casella delle denunce mi ha dato fastidio”. Il racconto si è chiuso con un appello (commosso) agli altri imprenditori: “Approfittate di questo momento magico. Io mi sono messo in gioco per potermi presentare in pubblico con un volto pulito”.
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