La data è fissata. È quella del prossimo 9 febbraio, dopo alcuni rinvii tutto adesso è pronto. La Calcestruzzi Ericina tornerà presto alla fase produttiva, uscendo dal circuito dei beni confiscati alla mafia, dell’impresa se ne occuperà una «coop» di lavoratori, composta da quegli operai che venivano sbeffeggiati per strada dai colleghi di altre aziende che si sentivano più forti, quando in giro si andava raccontando di un imminente fallimento della Ericina. Il compito della «coop» non sarà più quello di occuparsi della produzione di conglomerato cementizio, è stato compiuto il salto di qualità contro chi voleva «organizzare» il fallimento. La nuova «Calcestruzzi Ericina» sarà un’azienda che lavorerà per l’ambiente, per la sua tutela, per un nuovo servizio ed un nuovo prodotto. Riutilizzerà gli sfabbrici, trasformerà gli inerti, semplice chiamarlo riciclo, sarà qualcosa di più sofisticato. Nel meridione d’Italia non avrà eguali.
L’impianto si trova nella zona industriale di Trapani, appena sotto uno dei cavalcavia della scorrimento veloce, per decenni è appartenuto al capo mafia Vincenzo Virga. È possibile battere la mafia, e lo dimostra la storia di questa impresa: c’è stato bisogno però di una serie di ingredienti, un mix eccezionale, un prefetto accorto, Fulvio Sodano, un amministratore lungimirante, Luigi Miserendino, una «pattuglia» di inquirenti ed investigatori, guidati dal pm Andrea Tarondo e dal capo della Mobile Giuseppe Linares che sono riusciti a fare terra bruciata attorno a chi, come il capo mafia «don» Ciccio Pace, aveva ancora certe mire riguardo alla Calcestruzzi Ericina, indispensabile poi la tenacia dei lavoratori, senza di loro questa battaglia non poteva essere vinta.
«Grande merito hanno gli stessi dipendenti – dice Luigi Miserendino amministratore giudiziario – la “Calcestruzzi Ericina Libera società cooperativa”. È pronto il nuovo impianto di riciclaggio di rifiuti inerti “Rose” e l’ annesso impianto di calcestruzzo per l’ utilizzo dei materiali riciclati».
Un lieto fine dopo una storia tormentata che ancora però non tutti dimostrano di conoscere.
«Io – risponde Miserendino – amministro la Ericina dal gennaio 2001, ho vissuto molto da vicino negli ultimi otto anni quello che è stato fatto a Trapani dalle forze dell’ordine e dalle migliori Istituzioni per liberare dal condizionamento mafioso il settore del calcestruzzo e non solo. Quando nel 2001 l’unica azienda confiscata in questo settore stava chiudendo i battenti perché molti imprenditori erano stati indotti a cambiare il fornitore, lo Stato reagì vigorosamente riuscendo a salvare l’azienda da sicuro fallimento. Si badi bene che mantenere il controllo di queste attività è molto importante per un sodalizio criminale che non agisce nella legalità: vuoi per le possibilità di “nero” e quindi di economia sommersa che esse offrono, vuoi per la facilità di controllare più agevolmente il territorio e le sue imprese edili. È sotto gli occhi di tutti il risultato delle indagini svolte dai tanti servitori dello Stato che a Trapani fanno bene il loro dovere: dopo la confisca della Calcestruzzi Ericina, sono state sottoposte a sequestro anche la Calcestruzzi Mannina e la Sicilcalcestruzzi di Pace».
Non è affatto vero che le aziende confiscate o sequestrate siano impedite nel produrre ricchezze e investimenti.
«Mi pregio di informare quanti non lo sapessero, che la Calcestruzzi Ericina in questi otto anni di lavoro alla luce del sole, è riuscita a realizzare un investimento di oltre 2 milioni e mezzo di euro, e con le proprie forze inaugurerà a breve il nuovo impianto per il recupero ed il riciclaggio dei rifiuti inerti edili e di cava, completando la filiera produttiva con i calcestruzzi riciclati e certificati ed aumentando i lavoratori impiegati a 15 unità».
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