Il 45% del fatturato delle aziende siciliane scaturisce da crediti verso la pubblica amministrazione la quale non pagando mette in crisi il sistema delle imprese. Sul versante creditizio su 24 miliardi di euro di crediti erogati in Sicilia alle imprese, ben il 70% va alle aziende con più di 20 addetti. Solo 4,9 miliardi alle imprese con massimo 5 addetti.
E di questi, la maggior parte (il 75,7%) viene assorbito dall’edilizia, seguita dal Commercio (29%), Agricoltura (8%). Questi i dati principali scaturiti nel corso del convegno tenuto stamani a Caltanissetta per la presentazione dell’Osservatorio Tagliacarne per la Camera di Commercio nissena guidata da Marco Venturi. Si tratta di due morse che attanagliano il sistema delle imprese siciliane e in particolare i territori che presentano una fragilità produttiva, come quello nisseno dove, secondo l’Osservatorio Tagliacarne, presentato da Giuseppe Capuano, responsabile Area Studi e Ricerche dell’Istituto, l’economia è praticamente ferma al palo da ormai un quindicennio. A partire proprio dal credito che, nonostante la diminuzione delle sofferenze, passate dal 17,5% del 2000 all’8,5% del 2007, colloca la provinci9 nissena al 94° posto nella graduatoria nazionale per il costo del denaro pari all’8,2%. “Nel rapporto tra banche e imprese”, afferma il presidente del Banco di Sicilia, Ivan Lo Bello, “occorre voltare pagina. Il credito non può rispondere a logiche assistenzialistiche ma a logiche di mercato. E’ necessario supportare solo le imprese che stanno sul mercato e nel contempo puntare sui confidi siciliani attraverso il rafforzamento dei loro patrimoni e la loro concentrazione”. Uno strumento che, però, secondo le analisi del Tagliacarne, stenta a decollare a Caltanissetta come nel resto della Sicilia. “Sul totale degli impieghi solo il 6% è stato garantito dai Confidi”, sottoolinea Gianni Triolo a.d. di Commerfin”. Ma è stato al capezzale della provincia di Caltanissetta che si sono dati appuntamento analisti, banchieri, imprenditori e istituzioni. Una variazione media annua del Pil che dal 2003 al 2007 è stata di appena +0.9% a fronte dell’1,7% della Sicilia e del 2,8% dell’Italia. Una crescita che pone la provincia di Caltanissetta al penultimo posto tra le province siciliane e di gran lunga al di sotto della media Mezzogiorno (+2%) con una distribuzione della ricchezza che, per lo stesso periodo è addirittura passata dal 64,7% al 60,7% della media nazionale facendo aumentare ulteriormente il divario con il resto del Paese e ponendola al 98° posto della graduatoria nazionale. E’ questa l’impietosa istantanea tracciata dal “Tagliacarne”. “La situazione diCaltanissetta è lo specchio dell’economia siciliana ma”, ha sottolineato il presidente di Confcommercio Sicilia, Pietro Agen, “il grande fallimento è stato Agenda 2000 e i ritardi del Por 2007-2013 non promettono o nulla di buono”. Tra i tanti divari della provincia nissena quelli relativi al mercato del lavoro con un terzo posto della graduatoria nazionale per il tasso di disoccupazione pari, nel 2007, al 15,7% a fronte dell’8,1% nazionale con una impennata sino al 21,1% del tasso femminile e un po’ tutti i settori che perdono occupazione con una accentuazione nel settore agricolo (-6,3%, nel manifatturiero (-3,3% e nei servizi -7,1%). “Il sistema imprenditoriale”, sottolinea il docente del’Università di Palermo, “Fabio Mazzola, “deve essere messo a rete per produrre economie di scale”. Ma il problema, come ha rimarcato il prefetto di Caltanissetta, Vincenzo Petrucci, “resta quello del lavoro sommerso” . Basti considerare, infatti, che il 43% degli imprenditori ritiene che esso abbia un peso del 24,5% sul lavoro ufficiale. In pratica 14 del lavoro in provincia di Caltanissetta è sommerso. La maggior parte del sommerso è nell’edilizia dove si annida il 29,4% e in agricoltura con il 28,8%. “Le istituzioni” sottolinea il presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta, Marco Venturi, “devono stare accanto agli imprenditori con fatti concreti. E questa analisi approfondita su Caltanissetta fatta dal Tagliacarne, dà a tutti la possibilità di elaborare strategie operative per tirare fuori la nostra provincia dalle secche di uno sviluppo ritardato”. L’articolazione di una proposta operativa in 10 punti scaturita dall’analisi del “Tagliacarne”, va proprio in questa direzione. “Ma ciò che occorre fare in tempi brevi”, sottolinea il presidente della Provincia di Caltanissetta Giuseppe Federico”, è colmare il grave gap infrastrutturale che inchioda la nostra provincia al 54,9% rispetto al Paese. Ma a questo divario si aggiunge la mancanza di progetti da presentare per i fondi strutturali. Alle amministrazioni locali diciamo di farsi avanti e confidiamo nella task force progettuale annunciata a livello regionale dal presidente Lombardo”.
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