Ci sono parecchie cose che lasciano perplessi nella nomina di Saverio Romano, ex Udc, pupillo di Totò Cuffaro, oggi creatore del Pid e a capo della pattuglia dei cosiddetti responsabili (in verità la stampella del governo Berlusconi) a ministro dell'Agricoltura. Lui dice che è nella logica delle cose, che si tratta della seconda fase del governo Berlusconi e bla bla bla bla. Ma questo politichese nemmeno malcelato nasconde piuttosto una ricatto al presidente del Consiglio che cerca di rimanere in sella, al governo, nonostante tutto e tutti.
C'è un punto che il presidente del consiglio avrebbe fatto bene a non trascurare ed è la posizione processuale di Romano su cui pende un possibile processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Passi per il trasformismo politico, che in Italia è ormai diventato un costume nel solco di una tradizione che ha autorevoli esponenti, ma non è possibile far finta di nulla di fronte ad accuse infamanti come quelle di mafia e ha fatto bene il presidente della Repubblica a sottolineare le proprie riserve politico-istituzionali. La decisione di nominare un ministro indagato per mafia è un pessimo segnale per la legalità nel nostro paese.Il Giornale di Sicilia aveva rivelato infatti l'intenzione del gip palermitano Giuliano Castiglia di non voler archiviare l'inchiesta che vede il neoministro indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e contro Romano resta in piedi inoltre anche un procedimento per corruzione, aggravata dal fatto che sarebbe stata finalizzata a favorire Cosa nostra, nato dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino. A che serve, ci chiediamo, porre la questione degli indagati o degli inquisiti nelle liste elettorali se poi un politico indagato finisce col diventare ministro della Repubblica? A che serve chiedere agli ordini professionali di sospendere gli iscritti indagati se poi l'esempio che viene dal governo è di tutt'altra natura? In un paese in cui anche il presidente del Consiglio è indagato in numerosi procedimenti e in altri imputato, no n sembra esserci speranza per l'avanzamento degli onesti e della legalità. Romano contribuisce alla formazione di quella oligarchia che piano piano si sta imponendo nel paese e che corrisponde alla descrizione che Guastavo Zagrebelsky fa nell'introduzione al saggio "L'interesse dei pochi, le ragioni del molti" in cui sono raccolte le letture di Biennale democrazia: "Le oligarchie hanno bisogno di privilegi, cioè di leggi che valgono solo per loro, diverse da quelle che valgono per tutti gli altri" scrive Zagrebelsky. Si può dire che questa nomina sia un colpo non alla democrazia ma alla cultura democratica, che sia un contributo alla decostruzone di un sistema di regole pregiuridiche.
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