Rendere funzionale l’agenzia di governo per i beni sequestrati alla criminalità organizzata. E’ questa la prima cosa che farebbe Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, se ipoteticamente fosse ministro della Giustizia. Lo ha detto a margine della conferenza stampa in Rai per la presentazione di ‘Diario civile’, programma di Rai Educational sui temi della giustizia, dei diritti e della legalita’ che prendera’ il via domani sera su Rai Storia, ogni mercoledi’ alle 21,15 per dieci puntate.
Alla conferenza stampa c’erano anche il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi e il direttore di Rai Edu, Silvia Calandrelli.Roberti, rispondendo a una domanda sulle priorità, ha sostenuto che avere un’agenzia per i beni sequestrati che sia effettivamente e pienamente funzionale “significa rendere ai cittadini i beni sottratti alla mafia”.
Il procuratore nazionale anti mafia, Franco Roberti, non crede che ci sarà un depotenziamento della Dia, come invece ventilato da alcuni organi di stampa. “Se qualcuno avesse avuto questa sciagurata idea, mi auguro che non abbia seguito”, ha detto Roberti a margine della conferenza stampa di presentazione di ‘Diario civile’, programma sulla legalita’ e sulla giustizia in onda da domani per dieci mercoledi’ su Rai Educational e che lo vedra’ punto di riferimento.
“C’è l’impegno del governo a potenziarla e ho il dovere di credere a questo impegno”, ha aggiunto Roberti. In precedenza sempre su questo argomento, nel corso della conferenza stampa aveva sollecitato l’esigenza di dare seguito agli impegni, “non depotenziare gli organi di polizia, dare piu’ mezzi per le attivita’ investigative, creare piu’ banche dati”. Secondo Roberti la sfida futura alla mafia o alle mafie si gioca sul web, “la sfida e’ il contrasto al cyber crime. Vi assicuro che e’ una sfida enorme e richiede un impegno straordinario sul piano finanziario”.
Il fatto che Matteo Messina Denaro, “l’ultimo grande latitante”, continui ad essere libero “dimostra che è un capo forte” ma prima o poi sara’ preso. Lo ha detto il procuratore nazionale anti mafia, Franco Roberti, durante la conferenza stampa di presentazione di ‘Diario civile’, programma di Rai Educational sui temi della giustizia e dei diritti.
Il procuratore nazionale anti mafia ha anche sottolineato che “non si spara quando si fanno affari e quando c’e’ equilibrio”, rispondendo cosi’ alla domanda sul silenzio delle armi in Sicilia, aggiungendo “si sta indagando per arrivare ai gestori del crimine in Sicilia”. Roberti ha anche detto che l’organizzazione dei Casalesi cosi’ come nata originariamente per mano di Antonio Bardellino e’ ormai “distrutta, i capi, sotto capi e gregari sono detenuti”. Ciò non toglie però, ha ammonito, che non si debba prestare attenzione “perche’ non si costituiscano sotto altre forme. Lo Stato ha strappato pezzi di territorio alla criminalita’ e il controllo dev’essere sempre attento, attentissimo”.
In passato in Sicilia la politica ha avuto un ruolo di forte contiguità con la mafia, “lo dimostrano le sentenze, ha avuto un ruolo nel mantenere equilibri mafiosi. Oggi credo non sia cosi’”. Il procuratore nazionale Antimafia si augura che davvero ormai non ci sia più contiguità tra politica e mafie, “e se non dovesse essere cosi’, allora l’azione di contrasto deve essere immediata”. Secondo Roberti piu’ in generale il contrasto alle mafie deve essere una priorità, vanno rilanciati i processi penali e civili, va data piena esecuzione al Fondo dei beni sequestrati. Oggi come oggi il vero bersaglio deve essere la mafia economica, “deve essere totale il contrasto all’economia criminale. Essa ha una incidenza notevolissima sulla nostra democrazia, pesa come piombo nelle ali dello sviluppo che tutti auspichiamo. Il capitale mafioso, il controllo delle imprese, la corruzione che pesa per 60 miliardi annui e’ qualcosa che frena l’economia perche’ squilibra i mercati, altera la concorrenza, scoraggia gli imprenditori onesti”.
Il procuratore nazionale Antimafia ha aggiunto che a suo parere è “compito ineludibile per un magistrato dirigente non solo contrastare ma anche spiegare cosa sono le mafie e quello che si fa per contrastarle. Il dovere di informazione e’ anch’esso tra i nostri doveri”, evidenziando cosi’ il perché del suo ruolo in questo programma televisivo la cui prima puntata e’ dedicata a don Peppino Diana, il parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra casalese il 19 marzo 1994.
“E’ il silenzio, la perdita di memoria ed il tacere la vera forza delle mafie. Far capire invece quanto incide la mafia sulla nostra democrazia è gia’ un grosso passo avanti nel contrastare il crimine organizzato. La Rai – ha sottolineato Roberti – credo dia il meglio di se’ con questa iniziativa e opera in favore dei cittadini attraverso la conoscenza”. Lo stesso direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, ha sottolineato che compito del servizio pubblico e’ “essere stimolo per la coscienza civile e fare programmi di sostegno e supporto a quanti conducono questa battaglia”.
Scopri di più da Nino Amadore
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.