Il Gruppo Catanzaro non è più interessato, in queste condizioni, a investire nella Valle del Dittaino nell’ennese. E’ la sintesi di un lungo servizio pubblicato dal Giornale di Sicilia nel quale interviene uno dei tre fratelli Catanzaro, Giuseppe, leader degli industriali agrigentini, vicepresidente di Confindustria Sicilia e già impegnato sul fronte antimafia e antiracket. Dopo le polemiche sollevate nei giorni scorsi a proposito della realizzazione di un impianto di trattamento e trasformazione dei rifiuti nel territorio del comune di Assoro (Enna), i fratelli Catanzaro hanno deciso di dire stop al progetto che prevedeva un investimento di quasi 50 milioni di euro, 120 posti di lavoro nella fase di cantiere e 60 posti di lavoro una volta che l’impianto fosse entrato in funzione. Il progetto, che era stato presentato nel 2007 e aveva già ottenuto 16 autorizzazioni da parte di altrettanti enti pubblici, ha registrato nei giorni scorsi una dura opposizione di una parte della comunità locale. Dura la presa di posizione di Giuseppe Catanzaro: “Lo Stato a Enna – dice – si è arreso a pochi capipopolo che hanno solo l’interesse a intercettare appalti, voti e clientele. Quel territorio è destinato a subire per sempre l’azione di chi tutela interessi poco chiari. Qualcuno ha paventato un rischio Campania ma l’unica cosa che veno in comune con la Campania sono gli interessi opachi che ci celano dietro certi capipopolo con la cravatta a righe”. Nel pezzo del Giornale di Sicilia si racconta anche che proprio lì, nella stessa area in cui doveva sorgere l’impianto di Catanzaro, era già stato autorizzato dalla Regione siciliana un altro impianto, proposto dall’Altecoen, società che della famiglia Gulino, uno dei quali è stato anche indagato per i suoi affari con le famiglie mafiose. A capo della protesta contro il Gruppo Catanzaro si è schierato il senatore del Pd Mirello Crisafulli. Dice Catanzaro: “Vedrete, ad Assoro arriverà chi realizzerà una vera discarica. E allora certi capipopolo faranno come le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Anche i dirigenti della locale Confindustria sono sensibili a tutelare la pagnotta a seconda di chi è l’imprenditore interessato: le discariche di alcuni per i capipopolo di oggi non inquinano mentre gli impianti di trattamento di altri sì”.
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