Elaborare indicatori certi per l’attribuzione del rating di legalità alle imprese. E’ questo l’obiettivo di un gruppo di lavoro composto da docenti universitari e professionisti siciliani che nei giorni scorsi hanno preparato un Memorandum che può essere una base di discussione e lo hanno inviato al presidente dell’Antitrust ;Giovanni Pitruzzella.
Il cantiere è aperto. Come si ricorderà il rating di legalità è stato proposto da Antonello Montante, delegato nazionale di Confindustria ala legalità oltre che presidente di Confindustria Sicilia, ed è diventato legge con l’articolo 5ter del decreto sulle liberalizzazioni (la norma è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 24 marzo). Ma sulla Gazzetta Ufficiale del 21 maggio viene pubblicata la «legge 18 maggio 2012 n. 62: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 marzo 2012, n. 29, concernente disposizioni urgenti recanti integrazioni al decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni».
Cosa prevede la norma sulle sulle commissioni bancarie? Prevede un rating premiale per le imprese virtuose e ;con l’articolo 1 comma 5-quinquies modifica il 5ter del decreto di gennaio. Si legge: «alla elaborazione e all’attribuzione, su istanza di parte, di un rating di legalità per le imprese operanti nel territorio nazionale che raggiungano un fatturato minimo di due milioni di euro, riferito alla singola impresa o al gruppo di appartenenza, secondo i criteri e le modalità stabilite da un regolamento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato da emanare entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione.
Al fine dell’attribuzione del rating, possono essere chieste informazioni a tutte le pubbliche amministrazioni. Del rating attribuito si tiene conto in sede di concessione di finanziamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché in sede di accesso al credito bancario, secondo le modalità stabilite con decreto del ministro dell’Economia e delle finanze e del ministro dello Sviluppo economico, da emanare entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione. Gli istituti di credito che omettono di tener conto del rating attribuito in sede di concessione dei finanziamenti alle imprese sono tenuti a trasmettere alla Banca d’Italia una dettagliata relazione sulle ragioni della decisione assunta».
Di certo un iter che si fa più complesso e incerto nella sua conclusione. Ecco il perché dello studio approfondito e del possibile confronto allargato anche ai tecnici e imprenditori che vi sarà a settembre.
Del gruppo di lavoro promosso dal ;sociologo Liborio Furco che è presidente del Gal Elimos ;fanno parte: Giovanni Chinnici che è avocato e coordinatore della Fondazione che porta il nome del padre Rocco Chinnici, il commercialista Alessandro Virgara, Federico Tosi che un esperto di Corporate governance e di legislazione sulla responsabilità penale di impresa, i sociologi Antonio La Spina e Salvatore Costantino, il commercialista Riccardo Compagnino, l’avvocato ed esperto in diritto penale dell’impresa Andrea Dell’Aira.
Dieci, secondo gli esperti, i prerequisiti fondamentali per l’attribuzione del rating. Al primo posto la trasparenza delle strutture e delle procedure di governance aziendale, nonché dei reali processi decisionali e a seguire l’efficacia dei meccanismi di risk assessment; l’assenza di condanne e procedimenti penali in corso; l’attenzione ai requisiti di onorabilità dei proprietari, degli organi amministrativi e alla reputazione dei professionisti coinvolti nei processi decisionali; la veridicità e credibilità delle capacità imprenditoriali dei componendi la compagine sociale per evitare casi di fittizia intestazione di beni; la tracciabilità dei flussi finanziari; l’ottemperanza delle norme relative a fisco, previdenza, legislazione del lavoro, salubrità e sicurezza dei luoghi di lavoro, tutela ambientale; sensibilità accertata verso la necessità di frapporre barriere ai tentativi di estorsione, concussione, infiltrazione mafiosa; correttezza nella gestione degli appalti pubblici e privati; sensibilità accertata nei riguardi dei problemi sociali del territorio nel quale opera l’azienda e della necessità di produrre beni comuni e proteggere interessi diffusi .
Dice Furco: “E’ di fondamentale importanza anche individuare i criteri operativi dell’ente che attribuirà e certificherà il rating. tale ente non dovrebbe essere scelto, né pagato dalle stesse aziende ma individuato tra gli enti pubblici o comunque mediante procedura pubblica”.
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