l traffico di droga, l’usura e il pizzo, ma anche l’edilizia, i grandi appalti e la finanza. I tentacoli della piovra mafiosa sono ormai saldamente stretti attorno alle ricche città del Nord. È il quadro tratteggiato dal rapporto del Cnel su “L’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia di alcune regioni del Nord Italia”, presentato questa mattina.
Il rapporto ricostruisce storicamente la “conquista” delle regioni settentrionali da parte delle cosche meridionali negli ultimi cinquanta anni. Tre, essenzialmente, le strade che hanno portato al Nord i mafiosi: l’invio in soggiorno obbligato dei boss, prima siciliani e poi camorristi e ‘ndranghetisti; l’emigrazione nel triangolo industriale di Torino, Milano e Genova; la scelta strategica, soprattutto fatta dalla ‘ndrangheta, di insediarsi stabilmente al Nord.
A distanza di decenni, lo scenario che emerge vede i mafiosi pienamente inseriti in settori dell’economia, proprietari di immobili, di attività imprenditoriali e commerciali, impegnati nel riciclaggio ed in cerca di relazioni con il mondo politico. La ‘ndrangheta e’ l’organizzazione criminale numero 1 ora al Nord: in Lombardia si sono spostate tutte le ‘ndrine che contano ed ognuna ha trovato il proprio spazio. Indagini nell’hinterland di Milano mettono in luce la loro presenza sia nei lavori dell’alta velocità ferroviaria e in quelli dell’ampliamento dell’autostrada A4, sia il rapporto nuovo tra imprenditoria ‘ndranghetista e imprenditoria lombarda. Si è così verificata l’espulsione di imprenditori sani e la contestuale sostituzione con soggetti privi di scrupoli. Il Cnel parla di “conquista silenziosa di pezzi dell’economia legale”, con la sostituzione di vecchi proprietari (imprenditori e commercianti) attraverso il prestito usuraio che, insieme all’edilizia, è diventato il “cavallo di Troia” per conquistare le cittadelle economiche del Nord.
E una misura degli interessi mafiosi in Settentrione la danno anche i numeri delle confische eseguite dalla magistratura: al 30 giugno 2009 beni per 142 milioni di euro (108 milioni nella sola Lombardia) e aziende per 1,7 milioni di euro. Cifre, commenta il Cnel, “impressionanti, che da sole ci indicano la grande capacità espansiva e il radicamento nelle regioni del Nord” delle organizzazioni criminali meridionali.
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