“La cancellazione, nel disegno di legge sulla sicurezza in discussione alla camera, dell’obbligo per l’imprenditore titolare di appalti pubblici di denunciare un’estorsione è molto preoccupante in particolare per quelle aziende che in questi anni hanno deciso di voltare pagina schierandosi apertamente contro la mafia e a favore della legalità”. A parlare è Marco venturi, presidente del gruppo Piccola industria di Confindustria Sicilia, uno dei protagonisti della lotta al racket mafioso e per la legalità. “La battaglia iniziata da Confindustria Sicilia contro il racket delle estorsioni ha dato degli ottimi risultati – dice Venturi -. Molti imprenditori sono usciti dall’anonimato e hanno deciso di denunciare i propri estortori e presentarsi nelle aule dei tribunali dove si svolgevano i processi che li vedevano coinvolti. Confindustria Sicilia ha dato subito un segnale di cambiamento e di rottura inserendo nel proprio codice etico l’espulsione dall’organizzazione delle imprese che non denunciano. Questo è stato un fatto rivoluzionario che ha visto dopo circa 20 anni dall’uccisione di Libero Grassi, la nostra organizzazione schierarsi contro l’illegalità senza se e senza ma. Molti di noi, per queste scelte dirompenti rispetto al passato, vivono sotto scorta e siamo sottoposti continuamente a minacce. Il rammarico per le modifiche apportate al disegno di legge sulla sicurezza sta nel fatto che una norma, che dovrebbe essere estesa a tutti gli appalti pubblici e privati, al mondo delle professioni, al pubblico impiego e ai lavori in generale è stata bloccata senza nessun confronto con Confindustria e le altre associazioni datoriali”. Per Venturi, “sarebbe stato opportuno per dare un alto valore etico alle nostre battaglie e rendere più forti le imprese che collaborano con lo Stato, approvare la norma per come era stata formulata e concordata con le associazioni antiracket e dalla procura antimafia. C’era l’accordo di tutti. Era un segnale forte per tutte quelle imprese che operano in territori difficili come la Sicilia la Calabria, la Campania e la Puglia. La nostra preoccupazione è che dopo questo emendamento si svuotino di significato tutte le nostre battaglie contro la criminalità organizzata. Noi continueremo la nostra lotta contro la criminalità e speriamo che il parlamento rivedi questa norma per dare un segnale ai nostri territori che lo Stato è forte e che vuole liberare risorse in grado di sostenere l’economia e le imprese sane del Mezzogiorno”.
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