Il Procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone parla a Tmnews e racconta di come la
ndrangheta calabrese e reggina in particolare è cresciuta in Italia e nel mondo: “L’operazione ‘Crimine’ di questa estate condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e Milano ha ricostruito quello che oggi è l’assetto globale della `ndragheta, il suo carattere unitario, la presenza di organismi di vertice. La sua espansione al di fuori della provincia di Reggio Calabria nelle altre regioni italiane in particolare in Lombardia ma non solo è anche all’estero. Abbiamo avuto una grande collaborazione internazionale, con la Germania, con la Svizzera con il Canada con l’Australia a cui ora faremo le richieste per eseguire i provvedimenti richiesti.
Con la Germania grazie all’accordo all’interno dell’Unione europea è stato possibile per ben due volte in tre giorni eseguire in contemporanea provvedimenti giudiziari di un certo livello”.
Ma da quella operazione voi continuate ad avere dei frutti? “Le quattro operazioni dell’ultima settimana si vanno ad inserire nel solco di quella di ‘Crimine’ da dove vengono diciamo cosi prodotte queste indagini e sviluppate in un senso ben preciso”. Un esempio? “Il clan Longo di Polistena, colpito nei giorni
scorsi da un operazione della squadra mobile. Sui Longo si lavorava da molti anni senza avere risultati. Ma con le intercettazioni di “Crimine” all’interno della lavanderia dei Commisso a Siderno, abbiamo appurato che il capo del locale di Polistena era appunto Vincenzo Longo che era stato nominata dal capo della provincia Domenico Oppedisano”.
Quindi un lavoro certosino e preciso della Procura: “Il lavoro naturalmente è di tutto l’ufficio di procura che raccoglie il lavoro e gli sforzi di una polizia giudiziaria all’avanguardia e brillante e di alto livello che formula le richieste che vengono vagliate con tanta solerzia in mezzo a tanti problemi e difficoltà dagli uffici giudicanti di Reggio Calabria, quindi è un intero apparato che funziona”.
Le cosche calabresi investono sempre più all’estero ma in Germania ormai sono radicate: “Questo lo abbiamo registrato, dalle risposte che vengono dalle indagini. Noi dobbiamo registrare a parte l’episodio cruento e drammatico di Duisburg, che le indagini che fanno riferimento a “Crimine” fanno registrare la presenza di locali veri e propri strutturati secondo le regole in Germani, in Svizzera in Canada in Australia,
registriamo il fatto come da tutte queste parti, così come dalla Lombardia e da altre regioni italiane si riconosce la premiazia delle cosche di Reggio Calabria, ma non solo alla della provincia di Reggio Calabria vengono devolute le problematiche che non si riescono a risolvere in sede locale quale organo supremo”. Che precauzione avete adottato? “Questo è motivo di preoccupazione, è agevole pensare che queste regione siano zone che vengono usare per riciclare i proventi dell’attività illecita della ndrangheta ed in particolare del narcotraffico, quindi facciamo molta attenzione”. Ma perché la `ndrangheta investe al di fuori della Calabria, che è un territorio, che possiamo definire non certo all’avanguardia: “Probabilmente la realtà economica calabrese è talmente deteriorata da non consentire investimenti di grandissimo spessore che diventerebbero subito visibili e sospetti, poi vi è questo fenomeno certamente diverso dalla mafia, della ndrangheta di strutturarsi allo stesso modo con le stesse regole con gli stessi rituali con le stesse
denominazione in tante altre parti del mondo mantenendo con la provincia di Reggio Calabria il cordone ombellicare. Questo ovviamente consente di investire all’estero mantenendo comunque
in forme varie, che alcune volte riusciamo a documentare altre volte no, il controllo su queste attività fuori e dentro della Calabria”.
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