«Nel 1997 pagai il pizzo perchè vivo a Partinico e Vito Vitale era un personaggio molto pericoloso. Che cosa dovevo fare, farmi uccidere?». È la sofferta ammissione fatta oggi in aula dall’imprenditrice Antonina Bartolino, titolare della distilleria di Partinico (Palermo) con un fatturato milionario. La donna è stata ascoltata nel processo che vede imputato il boss mafioso Vito Vitale, in carcere per associazione mafiosa dopo una lunga latitanza, dove èparte offesa. «Mi chiesero cento milioni di vecchie lire – ha detto rispondendo alle domande del pm Francesco Del Bene – ma io dissi che non li avevo, così mi chiesero trenta milioni di lire e io ne versai una prima parte, cioè dieci milioni di lire». Subito dopo l’imprenditrice, cognata del pentito di mafia Angelo Siino che è stato il ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra e uomo fidato di Totò Riina, si presentò alla Polizia di Stato per denunciare l’accaduto.
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