Settembre 21, 2024

Palermo La polizia di Stato ha posto sotto sequestro, su disposizione della Dda di Palermo, beni mobili, immobili e imprese riconducibili a Cosa nostra per oltre 30 milioni di euro. Gli accertamenti patrimoniali sono il risultato delle indagini svolte a seguito dell’operazione «Ghota», condotte dalla Squadra Mobile di Palermo. I beni risulterebbero intestati a diversi prestanome indagati, in quanto coinvolti ne reinvestimento illecito dei patrimoni riconducibili al boss Nino Rotolo. Nel dettaglio i sigilli sono stati apposti a tre imprese edili, una gioielleria, lotti di terreno in area soggetta ad urbanizzazione nel Comune di Palermo, tre ville nel quartiere cittadino di Uditore, due fabbricati in corso di
ristrutturazione in zona centrale, una palazzina nel centro storico ed un grande manufatto, nel rione Villa Tasca, adibito al gioco del Bingo, nonchè i conti correnti degli indagati e delle imprese interessate ed i beni mobili di queste ultime per
un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro. Sequestrati anche beni per 2 milioni di euro relativi a due imprese riconducibili a Carmelo e Giovanni Cancemi, considerati appartenenti alla famiglia mafiosa di Pagliarelli. In concorso
con Rotolo si sarebbero aggiudicati illegalmente una serie di appalti nel settore dei lavori edili. Un maxisequestro disposto
nell’ambito delle risultanze dell’operazione «Ghota», scattata lo scorso 20 giugno con l’arresto di 51 persone, facendo luce
sulla «triade» che affiancava il padrino corleonese Bernardo Provenzano in una sorta di «gestione commissariale» che in Cosa nostra aveva sostituito la vecchia Commissione, paralizzata dall’arresto di quasi tutti i suoi membri. Uno scenario inedito del potere mafioso: gli inquirenti, infatti, ritennero di avere disegnato il nuovo organigramma dei vertici della mafia, decapitati dal blitz che portò in carcere i nuovi responsabili dei ‘mandamentì e i «triumviri» che li coordinavano: il boss di Pagliarelli, Nino Rotolo, il medico Antonino Cinà e il costruttore Francesco Bonura.


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