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Omertà: per gli imprenditori di Reggio Calabria il racket non esiste

Qual è la percezione dell’illegalità da parte delle imprese reggine? E dell’influenza della criminalità sullo sviluppo economico? Quali i rimedi? Alla domanda se siano mai stati coinvolti in episodi di racket o usura, la maggior parte degli imprenditori (il 92,5% e il 98,2%) si esprime negativamente: il che non corrisponde alla situazione delineata, ad esempio, dalla stessa Sos impresa, secondo la quale la questione riguarda il 70% delle aziende. Questi i temi centrali del’indagine promossa da Camera di Commercio di Reggio Calabria e Sos Impresa, associazione antiracket di Confesercenti, come punto di partenza per creare un "cantiere della legalità", ovvero un più ampio progetto diretto allo sviluppo della provincia.

Un’indagine condotta dall’Istituto Tagliacarne ed alla quale si affianca quella dell’Istituto Piepoli, rivolta ai cittadini. 500 le imprese interpellate, suddivise sia per settore, che per comprensorio (Palmi, Locri, Reggio). Suddivisione territoriale anche per i 1204 cittadini coinvolti come campione.

Viene tracciato, innanzitutto, un quadro di partenza della situazione: ovvero, gli squilibri economici che caratterizzano il territorio già prima della crisi, cui si sono aggiunte – come evidenziato dal responsabile dell’Istituto Tagliacarne, Paolo Cortese – la recessione e la questione dell’accesso al credito.

Da qui, l’approfondimento sull’impatto di questi elementi.

Solo il 20% degli imprenditori dichiara difficoltà nel fronteggiare la crisi; il 36,6% ricorre agli scoperti di conto corrente ed il 34,7 ai ritardati pagamenti. Mentre il 20,8 fa riferimento ad altre fonti. Le difficoltà di riscossione dei pagamenti incidono, soprattutto quelli della P.A: il 24,8 delle aziende, infatti, lavora con le pubbliche amministrazioni.

Si passa, poi, alla percezione della illegalità ed al rapporto con l’economia: a parere degli imprenditori, la quota di illegalità nel circuito economico si attesta al 28,4% della ricchezza prodotta in provincia. Per l’82% dei cittadini, la criminalità frena lo sviluppo.

Per quanto riguarda il concetto di legalità più generale, il 64,5% degli imprenditori ed il 55% dei cittadini lo rapportano al rispetto delle leggi. Tuttavia, in alcuni casi, vi sono delle situazioni che vengono "legittimate", come il ritardo dei pagamenti (per il 30% dei rappresentanti di imprese) e il lavoro nero, considerato "a volte necessario" dal 23% degli imprenditori e dal 40% dei cittadini. Lavoro nero che per il 73,9% delle aziende viene ritenuto una "caratteristica rilevante nell’economia locale", ma anche, dal 51,7%, una "causa dell’incremento della concorrenza sleale".

Concorrenza sleale che è valutata, dal 40%, come il principale effetto della criminalità sullo sviluppo economico, insieme all’impedimento all’innovazione (per il 25,7%), e alla mancata crescita dell’occupazione (per il 22%).

Ma quali sono, per le imprese, le cause della diffusione dell’illegalità? L’economia poco sviluppata, per il 48,9%, la poca rigidità delle leggi, per il 31,7%, il fattore culturale, per la stessa percentuale. Un elemento che viene evidenziato come percepito dal 60% è poi la presenza di una burocrazia illegale, fenomeno particolarmente avvertito nel capoluogo reggino, dove il dato raggiunge il 61,2%.

Estorsioni e usura (62,5%) e intimidazioni (32%) vengono ritenuti i comportamenti criminosi più gravi.

 

Per quanto riguarda la percezione dei cittadini, il 70% ritiene che la criminalità influisca sulla vita quotidiana; alla domanda più personale – come evidenziato da Filomena Tucci, dell’Istituto Piepoli – ovvero "percepisce forme di illegalità che limitano la sua vita quotidiana", la percentuale si attesta al 43%.

Dall’analisi alle possibili risposte al fenomeno: per il 54,3% degli imprenditori la ‘ndrangheta può essere sconfitta se istituzioni e società si ribellano o, per il 15%, se si eliminano le connivenze con politici e amministratori locali. Dati che, per i cittadini, si abbassano rispettivamente al 28% e, poco inferiore, al 14%.

Guardando alle soluzioni, gli imprenditori ritengono necessario un maggior controllo del territorio (47%) e un incremento della rigidità delle leggi (44%), mentre tra i fattori utili a migliorare la sicurezza del territorio, viene segnalato un maggior senso civico (49,7%) e una maggiore presenza delle Forze dell’Ordine (42,1% imprenditori, 62% cittadini).

Dunque impegno, ma anche fare rete: che è poi il punto di partenza del progetto presentato. In questo quadro, l’ente camerale ha illustrato, inoltre, due nuove modalità di consultazione del registro delle imprese, che possono fornire un aiuto nella lotta all’economia criminale.

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