PALERMO – Le attività delle associazioni criminali nel 2011 in Italia hanno generato ricavi per 25,7 miliardi di euro pari all’1,7% del Pil nazionale. Il primato è della Camorra con 3,750 miliardi di euro, seguita dalla ‘Ndrangheta con 3,491 miliardi e da Cosa Nostra con 1,874 miliardi. I dati sono del rapporto I beni sequestrati e confiscati alle organizzazioni criminali nelle regioni dell’Obiettivo convergenza: dalle strategie di investimento della criminalità all’impiego di fondi comunitari nel riutilizzo dei beni già destinati” del centro interuniversitaro Transcrime e dall’università Cattolica. Finanziato dal Pon Sicurezza 2007-2013, lo studio è stato illustrato a Palermo.
La ricerca analizza nella sua prima parte le forme di investimento adottate dalle mafie per reinvestire i loro capitali illeciti: per il 52 per cento il tesoro dei boss viene utilizzato nell’acquisito di immobili, il 21 per cento in beni mobili registrati, come per esempio imbarcazioni o veicoli, e solo il 9 per cento in aziende.
“Il profitto economico – ha detto il direttore di Transcrime Ernesto Savona – non è la motivazione principale dell’investimento delle mafie in immobili. In parte è legato allo status sociale che ne deriva ma soprattutto perchè appartengono al territorio dove il criminale esercita le sue attività rafforzando così il suo controllo in quella regione”.
Quelli sui proventi delle mafie sono “dati importanti e su cui bisogna riflettere”; lo afferma il viceministro
dell’Interno Filippo Bubbico, che oggi ha partecipato a Palermo alla presentazione del progetto del centro Transcrime. “Abbiamo un impianto legislativo – spiega il rappresentante del governo – che consente all’Italia di realizzare importanti risultati nel contrasto alla criminalità organizzata. Ma le mafie si evolvono: per questo dobbiamo dare risposte adeguate, che ci vengono consentite dalla conoscenza offerta da rapporti come questo. Dobbiamo far sì che con la confisca dei beni ai mafiosi si ponga fine a effetti devastanti non solo per le libertà individuali ma anche per lo sviluppo del Paese”.
Dati che “finalmente hanno una dimensione scientifica”, secondo il vice capo della Polizia Alessandro Marangoni, il quale puntualizza che “a prescindere dalle dimensioni del fenomeno, l’accaparramento di beni da parte delle organizzazioni criminali è comunque grave. Il segnale forte che lo Stato lancia sta nella sua capacità di affondare le mani nelle tasche dei mafiosi per restituire i beni da essi illecitamente maturati alla società civile”.
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