Settembre 19, 2024

Pasquale Inzitari, l’imprenditore-politico a cui oggi sono stati sequestrati beni per un valore di 55 milioni di euro, era stato tratto in arresto in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria il 6 maggio 2008 (operazione Saline coordinata dalla Dda e condotta dalla Dia della città dello Stretto), per concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto avrebbe rivestito il ruolo di imprenditore di riferimento delle cosche Crea e Rugolo della piana di Gioia Tauro.
 In atto è in corso il processo con il rito abbreviato davanti il gup del Tribunale reggino. Gli elementi raccolti nell’ambito dell’operazione «Saline» hanno consentito di delineare il ruolo chiave svolto da Inzitari in relazione alla vicenda legata alla costruzione del mega-centro commerciale ubicato nel Comune di Rizziconi, denominato «Il Porto degli Ulivi», realizzato dalla società Devin S.p.A. di cui l’uomo era il dominus. La realizzazione centro commerciale in questione è considerata il frutto di un vorticoso intreccio di interessi di tipo politico-imprenditoriale-mafioso. In una prima fase sono stati acquisiti i terreni del costruendo complesso commerciale, da parte di esponenti della cosca Crea dominante in Rizziconi, a cui faceva seguito il cambio di destinazione d’uso, che da agricoli divenivano edificabili.
Ciò grazie all’apporto determinante di Pasquale in sede di delibera adottata dal Consiglio comunale di Rizziconi, poco prima del suo scioglimento per infiltrazioni mafiose. I terreni venivano sono stati ceduti alla società Devin S.p.a. gestita dall’imprenditore con un notevole guadagno per la cosca Crea. Successivamente però i rapporti tra Inzitari ed i Crea si sono deteriorati, in quanto quest’ultima pretendeva «rendite» sempre più esose su tutte le attività operanti all’interno del centro commerciale. Tale situazione ha indotto l’imprenditore – politico ad appoggiarsi ad altra organizzazione criminale, quella di Castellane – Oppido capeggiata da Domenico Rugolo (suocero di Antonino Princi), capace di opporsi alle eventuali azioni ritorsive della ‘ndranghete del luogo. «Nonostante quanto  accaduto, e la vendita della struttura a Credit Suisse, Pasquale Inzitari e la moglie Maria Princi continuavano a possedere punti vendita nel centro commerciale ‘Porto degli Ulivì. Si tratta di corposi investimenti sulla cui natura sono in corso approfonditi accertamenti finora approdati alla misura del sequestro». A dirlo è stato il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe  Pignatone, illustrando, insieme al capo centro della Dia, colonnello  Francesco Falbo, l’operazione che ha colpito i beni della famiglia Inzitari-Princi.
   Rispondendo  ai giornalisti, Pignatone ha definito «troppo o troppo poco» il ruolo avuto nella vicenda da Credit Suisse per usare appropriatamente il termine di coinvolgimento dello stesso
istituto bancario elvetico.   «Pasquale Inzitari – ha aggiunto Pignatone – resta comunque
un personaggio emblematico: politico, imprenditore, amministratore locale».  Per il col. Falbo, «la signora Maria Princi, sorella dell’imprenditore assassinato con un autobomba a Gioia Tauro ha dimostrato di sapere coordinare attività manageriali complesse che fanno capo alla Indefin immobiliare, alla Nifral Sviluppo, operante nel settore della vendita di elettrodomestici e socio
del consorzio Expert spa, delle aziende di ristorazione Rossopomodoro e Burger king. Proprio per questi motivi, il Tribunale delle misure di prevenzione ha ritenuto opportuno congelare e sospendere temporaneamente ogni operazione che riguardi i beni intestati a lei ed al marito».
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