“Oggi in Calabria c’è chi consente i Sacramenti ai criminali, parrocchie che, da costoro, vengono sovvenzionate e malavitosi che sorreggono Santi e Madonne nelle processioni i quali si tramandano, di generazione in generazione, il diritto a portare sulle proprie spalle l’Immagine Sacra”. È quanto scrive Adriana Musella, presidente del coordinamento nazionale antimafia Riferimenti, in una lettera a Papa Francesco. “Caro Papa Francesco – aggiunge Musella – io vorrei, e come me tanti, che, come avvenuto per lo Ior e la pedofilia, nell’ambito delle Diocesi e delle parrocchie, si effettuasse una seria azione di bonifica per quel che riguarda la lotta alla mafia. Ci sono vescovi e vescovi, sacerdoti e sacerdoti”. Musella, che precisa di essere “figlia di una vittima di mafia” (il padre, Gennaro, fu ucciso nel 1982 in un attentato a Reggio Calabria), sollecita al Pontefice “una verifica sulla condotta di vescovi e parroci, soprattutto in Calabria” e “una condanna ferma del fenomeno e delle regole precise e ferree per cui la fede pagana degli ‘ndranghetisti non si mescoli con quella cristiana”.
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