«Non c’è alcun dubbio che spetti a noi imprenditori animare il blocco sociale che arresti il dilagare del fenomeno criminale della ‘ndrangheta». È quanto afferma, Florindo Rubbettino, presidente dei giovani industriali calabresi di Confindustria in un’intervista a Mezzogiorno Economia del Corriere della Sera. Le affermazioni di Rubbettino fanno seguito all’appello, lanciato sullo stesso giornale, dal procuratore capo di Reggio Giuseppe Pignatore, che ha ha esortato all’impegno degli imprenditori contro la ‘ndrangheta. «Condivido le parole di Pignatore – prosegue Rubbettino – nonchè la sostanza della sua analisi. Quella di porci alla guida di un movimento antimafia della società civile è una responsabilità che noi industriali dobbiamo assumerci per diverse ragioni. In primo luogo perchè in quanto parte della classe dirigente di questo paese e di questa regione non possiamo restare muti e sordi di fronte a questo fenomeno così allarmante». «Noi imprenditori – aggiunge Rubbettino – siamo tra le prime vittime dell’arroganza mafiosa, quando subiamo estorsioni e intimidazioni ma anche più semplicemente, ogni volta che veniamo messi fuori mercato dalla concorrenza sleale delle imprese collegate alla ‘ndrangheta». Cosa fare per promuovere sviluppo e legalità? «Secondo il bostro gruppo una ‘no tax region’, una defiscalizzazione per dieci anni per le imprese che investono in Calabria, potrebbe aiutare insieme sviluppo e legalità: gli incentivi automatici sottrarrebbero spazi vitali all’intermediazione politico – criminale».
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