Settembre 20, 2024

Un imprenditore in crisi economica, che, per cercare di salvarsi, fa affari con boss della ‘ndrangheta, ‘merita’ le attenuanti generiche perche’ si trova in uno “stato di oggettiva grave difficolta’ economica”. Lo scrivono i giudici del Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza di condanna a carico del titolare di alcune societa’, nel processo sulle infiltrazioni mafiose nell’Ortomercato di Milano. Antonio Paolo, condannato lo scorso maggio a 7 anni e 8 mesi di reclusione, era, secondo le indagini coordinate dal pm di Milano Laura Barbaini, l’uomo di fiducia di Salvatore Morabito, boss della ‘ndrangheta nel capoluogo lombardo, gia’ condannato in appello a 13 anni e 8 mesi per traffico internazionale di droga. Nelle motivazioni della sentenza della sesta sezione penale (presidente Gemma Gualdi), Paolo, “imprenditore di successo nel settore delle cooperative di servizi e facchinaggio” all’Ortomercato, aveva avuto tra il 2003 e il 2004 “grossi problemi finanziari”. Le banche e “le finanziarie dell’economia legale” non gli concessero finanziamenti e lui si affido’ a Morabito e ai suoi uomini, che crearono un nuovo consorzio assieme a lui. Paolo, in cambio, forni’ al boss “la copertura lecita alla sua permanenza a Milano ed allo svolgimento del traffico” di droga, gli “strumenti bancari” necessari e il “supporto logistico” all’interno del grande mercato ortofrutticolo. Per conto della ‘ndrangheta gesti’ anche un night, il ‘For a King’, dentro l’Ortomercato. Nel concedergli le attenuanti generiche i giudici fanno riferimento, tra le altre cose, alla “grave difficolta’ economica in cui l’imputato, come imprenditore, si e’ venuto a trovare prima dell’intervento” della ‘ndrangheta “nelle sue societa’”. Difficolta’ che, concludono i giudici, “lo ha condotto ad affidarsi a Morabito e al suo gruppo per risolvere la gravosa contingenza”. Le altre attenuanti vengono individuate “nella personalita’ e nel corretto comportamento dell’imputato”.


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