Settembre 20, 2024

di Davide Gueli
Che l’iter per la confisca di un bene a un mafioso e per la sua assegnazione alla collettività sia difficile lo si sapeva già. Ma che, una volta confiscato e assegnato, diventi un monumento allo spreco di denaro pubblico e facile preda di ladri e vandali è una novità assoluta. Il teatro di questa brutta storia è Naro, nell’agrigentino. Qui negli anni ‘90 è stato confiscato a Lorenzo Baio, mafioso della cosca Pitruzzella di Favara, un terreno di più di 6 ettari. Una volta nelle mani del Demanio, il terreno è stato richiesto da un Consorzio di 8 Comuni agrigentini che nel frattempo si era costituito:  il “Consorzio Agrigentino per la Legalità e lo Sviluppo”. Quest’ultimo decise di costruirvi un centro di aggregazione sociale facendo ricorso ai fondi del PON Sicurezza. Il complesso è capace di ospitare circa 800 persone ed è costato  circa 1,2 milioni di euro: una struttura all’avanguardia dotata di mensa, cucine industriali, sale multimediali, computer, proiettori e quant’altro. E sarebbe veramente una bellissima storia se non fosse che la struttura, finita e collaudata, non è mai stata utilizzata. Il Consorzio ha valutato diverse ipotesi: dalla possibilità di farne una scuola di polizia a quella di usarla come centro di specializzazione universitaria o, ancora, un centro per giovani in difficoltà. Ma nessuna di queste strade è stata ancora perseguita. Anzi. La struttura, nel frattempo, è stata oggetto di ripetute intrusioni di ladri che hanno portato via di tutto: computer, sedie, parti di impianti elettrici. Sono state sottratte, addirittura, anche alcune cucine industriali che erano state installate con l’ausilio di gru, tanto che una delle piste seguite dagli inquirenti è quella della matrice mafiosa del furto. Questa brutta storia è arrivata addirittura in Parlamento dove nell’aprile 2009 il senatore Gianpiero D’Alia ha rivolto un’interrogazione parlamentare al ministro della giustizia. Di fronte ad uno scempio di questo genere, il Prefetto di Agrigento, Umberto Postiglione,  parla senza usare mezzi termini : «sono stati spesi dei soldi pubblici per la valorizzazione di un bene confiscato e ora viene abbandonato alle razzie di ladri e vandali». Ma ciò che viene da chiedersi naturalmente è perché non si sia avviata nessuna delle attività che il Consorzio aveva preso in considerazione. Di fronte a questa domanda il Prefetto non ha dubbi: « Quale Comune o ente pubblico oggi può avere i soldi per gestire una struttura di queste dimensioni?». Un paradosso. Progettare e costruire una struttura costata più di 1 milione di euro senza avere le risorse finanziarie per gestirla una volta in funzione. Un caso di grave superficialità che diventa pericolosa trattandosi di un bene confiscato. Confiscato all’impenetrabile mafia agrigentina.  Di fronte a queste grosse difficoltà, è facile immaginare cosa possano pensare gli “ex proprietari”.
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