E’ stato ucciso stamattina in uno scontro a fuoco Daniele Emmanuello, 43 anni, capo dell’omonima cosca della stidda a Gela in provincia di caltanissetta. Emmanuello è stato colpito nel corso di un’operazione di ricerca latitanti condotta dalle forze dell’ordine nella zona di Villarosa (Enna) mentre cercava di sfuggire alla Polizia. Il latitante era inserito nella lista dei 10 ricercati più pericolosi del ministero degli Interni. La sua latitanza era iniziata nel 1996, dopo la cattura dei reggenti dell’epoca, ed era coincisa con la sua ascesa ai vertici di «Cosa Nostra» in provincia di Caltanissetta. Con i suoi fratelli, Nunzio, Davide e Alessandro, tutti attualmente in carcere, aveva infatti costruito uno dei clan più potenti e organizzati della Sicilia sud-orientale, tanto da avere rapporti diretti con i principali capimafia di Catania e Palermo. Non solo potere ma anche soldi e possedimenti. Un boss di primo piano, secondo gli investigatori di polizia e carabinieri che gli davano la caccia da 11 anni e che già in un’occasione, ad inizio del 2007, erano riusciti ad arrivare vicini alla sua cattura, sempre nelle campagne ennesi. Daniele era nipote di Angelo «Furmiculuni» Emmanuello, boss storico della mafia gelese, ucciso nei primi anni Ottanta: dello zio era ritenuto l’erede. Era stato il boss gelese a promuovere nel 1991 la «pax mafiosa» con la Stidda, altra organizzazione criminale che si era contrapposta a Cosa Nostra, e a porre così fine alla guerra che dal 1987 aveva insanguinato le strade di Gela con 121 omicidi e un numero altrettanto elevato di tentati omicidi.
Scopri di più da Nino Amadore
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